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Solamente dopo l'indipendenza nel 1828 l'immigrazione cominciò in grande scala. Gli uruguaiani nativi non presero mai l'agricoltura; sul serio; rimasero pastori lasciando il commercio agli immigranti. Comunque, più recenti immigranti, Ebrei, Armeni, Libanesi ed altri scelsero i mestieri della vendita al dettaglio, tessili e produzione di cuoio piuttosto che coltivare. Praticamente la metà delle persone vive nel Grande Montevideo. Solo il 15% sono rurali e lo spostamento verso le città è dell'1.6% annuo. Il naturale aumento di popolazione è basso per l'America Latina: 0.6% annuo. Così la mortalità infantile. Gli uruguaiani sono virtualmente tutti europei, soprattutto provenienti dalla Spagna e poi dalla Italia. Una piccola percentuale di montevideani vicino al confine brasiliano è da provenienza africana ed europea mescolata. Le tensione etniche sono scarse. Paese cattolico, l'Uruguay ha attitudini liberali verso la religione. Il divorzio è legale. Le donne sono considerate uguali agli uomini e la pena capitale non è in vigore. Meno del 10% sono meticci. L'istruzione, che si ispira al modello francese è finanziata dallo Sato fino al livello secondario (12 anni) ed è obbligatoria per tutti dai 6 ai 14 anni. L'Uruguay ha due università pubbliche. |