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CUJRRULAO

Yuri Buenaventura sonero colombiano a ParigiHa la sua maggior influenza nel centro e sud del litorale pacifico in Colombia. Il currulao fece la sua entrata da Cartagena de Indias nel secolo XVII dove gli si menzionava come "ballo da schiavi", definizione che durò per molto tempo. Considerato dagli esperti come il ritmo colombiano più puro è un ritmo di chiara origine nera e più concretamente schiavo. Violento, virile e radicale è un ritmo per esere vissuto più che ballato.

Il currulao è presente in tutte le attività delle comunità nere della fascia costiera sul Pacifico in Colombia. Sia durante le celebrazioni profane, feste e carnevali, sia durante quelle religiose, processioni e "alumbramientos" (consacrazioni) di santi, oppure durante i rituali delle veglie funebri dei piccoli angeli (bambini appena nati).

Come ritmo e struttura musicale ha degli origini così fascinanti come le sue musiche e interpretazioni presenti. Gli anziani ancora lo nominano bambuco viejo (bambuco vecchio) alludendo ai suoi inizi nel secolo XVIII, quando si formò il bambuco. Questo ritmo, considerato come il più rappresentativo della zona andina colombiana e che in pochi associano al currulao, sorse nelle fattorie schiaviste dell'area di Popayán tre secoli fa.

A questo riguardo, la musicologa caucana Paloma Muñoz, considerata la ricercatrice più importante delle musiche nere della valle del fiume Patía, afferma: " Informazioni come queste ci portano a ipotizzare la presenza antica di un bambuco, currulao o vecchio bambuco, che esisteva già in questa regione sin dai primi anni del secolo XVIII. Un bambuco interpretato con una miscela di strumenti ispani e nativi come la tambora e i cunos o cununos".

Si dice che il nome ubbidisce al tamburo tradizionale di una sola membrana chiamato conuno o cununo di uso obbligato nell'esecuzione ritmica del currulao; questa parola nasce dalla voce quechua "cunununnun" e il suo aggettivo derivato "cununado" o "cununao". Di struttura complessa gli strumenti più importanti sono la marimba di chonta ed i due cununos, ai quali è associato loro la grancassa o tambora ed i guasá, il coro generalmente sta a carico delle donne.

Vestiti di bianco è ballo di coppia sciolta e senso amoroso di carattere rituale con atteggiamenti spiritosi ma di viso serio. La donna rimane serena davanti alle pretese dell'uomo che con corteggiamento e calpestio tratta di conquistarla.

Nell'interpretazione del currulao appare la marimba di chonta, costruita totalmente in legno, della quale esistono alcuni antecedenti in comunità africane che l'usano ancora, benché la forma, tanto di interpretazione come di costruzione dello strumento, presenta variazioni.

I tamburi o cununos e la grancassa o tambora, appaiono anche in questo insieme, con similitudini agli usati nelle arie tradizionali caraibiche ma con forme di interpretazione molto differente. Una caratteristica particolare nei gruppi del Pacifico è la forma di canto, nella quale comunicano gruppi di donne che accompagnano il suo canto con l'interpretazione del guasá che è un cilindro con semi nel suo interno che battendolo produce un suono caratteristico.

Sebbene il ritmo è uno solo, il litorale Pacifico della Colombia è stato diviso dai musicologi in due grandi regioni culturali: Nord, dal golfo del Darién fino la foce del fiume San Juan, Sud, dalla riviera sinistra di questo fiume fino il confine con l'Ecuador. In entrambe regioni predomina il currulao con carattere strumentale e vocale, ma varia la maniera di suonarlo secondo la banda. Nel Chocó o regione Nord si suona con una chirimía (originalmente simile al "zalumí arabo, antico clarinetto di legno, oggi più simile al clarinetto europeo) che miscela strumenti europei modificati localmente con strumenti indigeni e neri (un bormbardino, una tambora, un redoblante e platillos). Il suo suono e molto allegro.

Nella regione Sud (Valle, Cauca y Nariño), la banda tipica suona la marimba accompagnata da due cununos (maschio e femmina), due tambora ed alcuni guasás. "Non ho dubbi sull'origine africano della marimba. Non penso sia indigena" afferma Hugo Candelario González. Confermato dagli accenti tristi dei suoi suoni, ma non lugubri.