La configurazione etnica del Messico è stata determinata dall'apporto combinato delle civiltà amerindie, della colonizzazione spagnola e dei dinamismo americano, come simboleggia, a Città del Messico, la Piazza delle Tre Culture.

La densità demografica media è di 43 ab. per km2, ma in realtà la popolazione è distribuita sul territorio in modo estremamente irregolare. L'esodo provocato dalla sovrappopolazione delle campagne ha prodotto un massiccio inurbamento: passata dal 20% del 1910 a quasi il 70% la popolazione urbana è concentrata anzitutto nei quattro centri di Città del Messico, Guadalajara, Netzahualcóyotl e Monterrey, dove di conseguenza è più acuta la crisi degli alloggi; mentre la popolazione rurale (circa il 30%) è dispersa in quasi 50.000 insediamenti di meno di 2.500 ab. La stragrande maggioranza (oltre il 90%) della popolazione è di religione cattolica e vi è una minoranza protestante (oltre il 3%).

Lingua ufficiale è lo spagnolo, ma sono tuttora parlati numerosi dialetti amerindi e una parte della popolazione amerindia parla soltanto il proprio dialetto, mentre l'altra parte è bilingue.

Si è detto che il Messico è un vecchio paese di gente giovane: il 48% ha meno di 15 anni e più del 50% e sotto i 20. Nel secolo XX la natalità è stata alta; l'incremento della popolazione è attualmente del 2.1% l'anno.

Forse per la sua storia particolarmente violenta, il Messico non ha attratto le grandi masse di immigrati dall'Europa che così segnato il resto del continente americano. Si può dire che il Messico ha conservato una spiccata identità indigena. In realtà da quando un indio zapoteco, Benito Juárez, è diventato presidente, a livello nazionale, nelle dichiarazioni e nei monumenti pubblici, si è sempre posto particolare accento sulla razza e coltura india. Nonostante, sembra essere qualcosa di più di una coincidenza il fatto che la maggioranza della popolazione nelle regioni povere del sud sia costituita da Indios.