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LEON DE GREIFF

LEON DE GREIFFPoeta antioqueño (Medellín, 22 luglio 1895 - Bogotá, 11 luglio 1976). è stato uno dei poeti più originali e uno dei più grandi provenienti dalla Colombia.

Francisco de Asís Bogislao de Greiff Haesuler, discendente di un bisavolo svedese, da parte paterna, e da un nonno tedesco da parte materna, studiò al Liceo Antioqueño e fece tre anni di università alla Scuola di Miniere della Università di Antioquia a Medellìn. Ai 18 anni fu segretario privato del generale Rafael Uribe Uribe, un pò prima che costei fosse assassinato. Formò il gruppo dei "Panidas" con altri dodici intellettuali tutti giovani sui 20 anni.

Nel febbraio 1915 uscì il primo numero della rivista "Panida" diretta da León de Greiff. Nel 1916 lavorò come cassiere e contabile del Banco Central. Posteriormente amministrò per tre anni l'allungamento delle Ferrovie di Antioquia lungo il fiume Cauca nella zona di Bolombolo ma i lavori non furono finiti.

Fra il giugno e il settembre 1925 pubblicò la rivista "I Nuovi", in cui una "nuova" generazione di giovani poeti, assieme a León de Greiff, si fecero sentire. Più che una proposta unitaria gli congregava un desiderio di rinnovazione. Nella letteratura attaccarono i residui ancora presenti del povero romanticismo latino americano e inoltre, il provincialismo; in politica mostrarono delusione davanti alle idee vigenti, che trovavano superate.

Nel 1925 de Greiff pubblicò il suo primo volume di poesia: Tergiversazioni Primo Mamotreto. Da cui in avanti tutte le sue opere furono pubblicate con il corrispondente numero di "mamotreto", come un marchio imposto per il suo disamore verso i fatti della vita, inseparabile dal suo umore egioco con la lingua. Il secondo "mamotreto" apparse nel 1930.

Nel 1927 de Greiff sposò Matilde Bernal Nichols, da lei ebbe quattro figli. A Manizales, nel 1936, apparse Variazioni intorno a niente Terzo Mamotreto, forse il suo maggior libro contenente i migliori momenti di tutti i suoi temi: l'amore, la poesia come necessità del poeta, nonché il silenzio e il suo intimo rapporto con la musica, il vuoto, il viaggio e la notte; nessun tema in solitario, ogni tema intrecciato con gli altri.

Un anno dopo Variazioni, de Greiff pubblicò la sua prima collana di prose: Prose di Gaspare Quarto mamotreto, dopo venne Bárbara Charanga e Sotto il segno di Leo Sesto mamotreto (1957). La sua prosa è molto vicina alla sua poesia, ma con la libertà di digressione che offre questo mezzo. Nel 1957 uscì Velero paradójico. Séptimo mamotreto, libro complesso perché qui più che mai de Greiff fa diventare i suoi poemi musicali e ogni apparenza a questa disposizione si presenta opaca, trascinata dal flusso sonoro.

Nel 1958, León de Greiff esercitò l'incarico di segretario dell'ambasciata Colombiana in Svezia, poi viaggiò nell'Unione Sovietica e in Cina, invitato entrambi i casi; la sua fama arrivò lontana. Nel 1966, anno in cui fu giurato al concorso Casa delle Americhe in Cuba, morì sua moglie. Nel 1970, ricevette il Premio Nazionale di Poesia. Ricevette altre distinzioni ufficiali e a Caracas si creò un premio di poesia che porta il suo nome, e in Argentina fu postulato per il Nobel di Letteratura.

Il suo ultimo libro, Nova et Vetera. Octavo mamotreto apparse nel 1973. Nuovo e vecchio, questo volume riscatta poemi non pubblicati nei primi tempi di León de Greiff, andando indietro addirittura fino il 1915, e percorre tutti i suoi periodi.


RELATO DE SERGIO STEPANSKY

Juego mi vida, cambio mi vida
De todos modos la llevo perdida...
Y la juego o la cambio por el más infantil espejismo
La dono en usufructo o la regalo...
La juego contra uno o contra todos
La juego contra el cero o contra el infinito,
La juego en una alcoba, en el ágora, en un garito
En una encrucijada, en una barricada, en un motín
La juego definitivamente desde el principio hasta el fin,
A todo lo ancho y a todo lo hondo
En la periferia, en el medio y en el subfondo...
Juego mi vida, cambio mi vida
La llevo pérdida sin remedio
Y la juego - o la cambio por el más infantil espejismo
La dono en usufructo o la regalo...
O la trueco por una sonrisa y cuatro besos
Todo, todo me da lo mismo
Lo eximio y lo ruin, lo trivial, lo perfecto , lo malo....
Todo, todo me da lo mismo
Todo me cabe en el diminuto hórrido abismo
Donde se anudan serpentinos mis sesos
Cambio mi vida por lámparas viejas
O por los dados con los que se jugó la túnica inconsútil
-por lo más anodino, por lo más obvio, por lo más fútil
Por los colgajos que se guinda en las orejas
La simiesca mulata
La terracota nubia
La pálida morena, la amarilla oriental o la hiperbèrea rubia:
Cambio mi vida por un anillo de hojalata
Por la espada de Sigmundo
O por el mundo
Que tenía Carlomagno- para echar a rodar la bola
Cambio mi vida por la cándida aureola del idiota o del santo
La cambio por el collar
Que le pintaron al gordo Capeto
O por la ducha rígida que le llovió en la nuca a Carlos de Inglaterra
La cambio por un romance, la cambio por un soneto
Por once gatos de angora,
Por una copla, por una saeta
Por un cantar
Por una baraja incompleta
Por una faca, por una pipa, por una zambuca
O por esa muñeca que llora
Como cualquier poeta
Cambio mi vida -al fiado- por una fábrica de crepúsculos
Con arreboles
Por un gorila de borneo
Por dos panteras de Sumatra
O por las perlas que se bebió la cetrina Cleopatra
O por su naricilla que está en algún museo
Cambio mi vida por lámparas viejas
O por la escala de Jacob
O por su plato de lentejas...
¡ o por dos huequesillos minúsculos
-en las sienes- por donde se me fugue, en gríseas podres
Toda la hartura, todo el fastidio, todo el horror que almaceno en mis odres!
Juego mi vida, cambio mi vida,
De todos modos
La llevo perdida.

Gioco la mia vita, scambio la mia vita
ad ogni modo l'ho perduta...
E la gioco o la scambio per la più infantile illusione
La dono in usufrutto o la regalo...
La gioco contro uno o contro tutti
La gioco contro lo zero o contro l'infinito,
La gioco in un'alcova, in una piazza, in una bisca
In una crocevia, in una barricata, in una rivolta
La gioco definitivamente dall'inizio alla fine,
In lungo e in largo
In periferia, nel mezzo e nel sottofondo...
Gioco la mia vita, scambio la mia vita
Tanto l'ho perduta senza rimedio
E la gioco o la scambio per la più infantile illusione,
La dono in usufrutto o la regalo...
O la scambio per un sorriso e quattro baci
Per me tutto è uguale
L'esimio e il meschino, il banale, il perfetto, il brutto...
Per me tutto è uguale
Tutto ci sta nel minuscolo orrido abisso
Dove si annodano serpentine le mie cervella
Scambio la vita per lampade vecchie
O per i dadi coi quali si giocò la tunica inconsunta
Con la cosa più insignificante, la più ovvia, la più futile
Per i ciondoli che appendono alle orecchie
La scimmiesca mulatta
La nubia di terracotta
La pallida bruna, la gialla orientale o la iperborea bionda:
Scambio la mia vita per un anello di latta
O per la spada di Sigismondo
O per il mondo
Che aveva Carlo Magno - per far rotolare la palla
Scambio la mia vita per la candida aureola dell'idiota o del santo
La scambio per il collare
Che dipinsero al ciccione Capetto
O per la doccia fredda che è piovuta in testa a Carlo d'Inghilterra
La scambio per una storia d'amore, la scambio per un sonetto;
Per undici gatti d'Angora,
Per uno stornello, per un cantico,
Per un poema
Per un mazzo di carte incompleto
Per un coltello, per una pipa, per un'arpa
O per quella bambola che piange
Come qualsiasi poeta
Scambio la mia vita - a credito - per una fabbrica di crepuscoli
(con nubi infuocate)
Per un gorilla del Borneo
Per due pantere di Sumatra
O per le perle che bevve la terrea Cleopatra
O per il suo nasino che sta in qualche museo
Scambio la mia vita per lampade vecchie
O per la scala di Giacobbe
O per il suo piatto di lenticchie...
O per due minuscoli forellini
-Alle tempie- da dove fuoriescano, in grigi marciumi
Tutta la noia, tutto il disgusto, tutto l'orrore che accumulo nelle mie viscere!
Gioco la mia vita, scambio la mia vita,
Ad ogni modo
Ormai l'ho perduta...