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La produzione di Sor Juan, per la maggiore poetica e con la stessa affettazione, data la sua sincerità e forza, raggiunge toni sconosciuti dai suoi contemporanei, in modo tale che in molti ritengono che lei e Juan Ruiz de Alarcón integrano "la maggior gloria del Messico vicereale"; e ancora: che unicamente grazie a Sor Juana si salva la letteratura del secolo XVII, che era coltivata da "poeti senza condizioni di cultura né talento". Il suo genio si manifestò ben presto, a tre anni bruciava dal desiderio di leggere ed scrivere; a otto compose una loda al Santissimo Sacramento e ai diciassette domina --dice Karl Vossler-- "il difficile stile culteranesimo ed era ugualmente versata in tutti i generi e metro della lettera spagnola". Le sono bastate 20 lezioni, che fece con il laureando Martín de Olivas, per dominare il latino con assoluta maestria. La sua cultura, enciclopedica, era vastissima. Religiosa dai sedici anni (inizialmente nel Conventi di Santa Teresa la Antigua e posteriormente nel di San Geronimo) in clausura vide cristallizzare la maggior parte della sua opera, la quale, nonostante, buona parte ha come motivi assunti profani. Ebbe a carico la Tesoreria del Convento e declinò due volte il carico offertole da abbadessa. Prima di professare, fu dama della moglie del viceré Mancera. In piena maturità letteraria, criticò al P. Vieyra, portoghese d'origine, gesuita, un sermone, e l'impugno sostenendo la relazione dei limiti tra l'umano e il divino, tra l'amore di Dio e quello degli uomini, cosa che diede motivo al vescovo di Puebla, D. Manuel Fernández di Santa Cruz (Sor Filotea) di scriverle chiedendole che di allontanarsi dalle lettere profane e si dedicasse tempo completo alla religione. Sor Juana si difese in una lunga missiva autobiografica nella quale mediò per i diritti culturali della donna e affermò il suo diritto a criticare e ad impugnare il tale sermone. Nonostante, obbedì e a questo scopo consegnò per la vendita quattro mille volumi della sua biblioteca ('toglie rimpianti', come la chiamava), i suoi attrezzi scientifici e i suoi strumenti musicali per dedicare il prodotto a scopi pietosi. Quattro anni più tardi, assistendo le sue sorelle malate da febbre, venne contagiata e morì il 17 aprile 1695. Le opere di Sor Juana non sono state editate complete. Alcune pezzi, Los Empeños de una Casa, Sonetos, Poesías Escogidas, Autos Sacramentales, ecc., hanno circolato intermittentemente, isolate dal grosso della produzione, alcune altre si sono perse. Un Compendio de Armonia Musicale. La sua opera non ha esclusivamente riflessi gongoriani, in particolare al suo teatro vengono segnalate notabili influenze dal drammaturgo Calderón de la Barca e perfino da Moreto. Da lei ha detto Marcelino Menéndez y Pelayo "Non si giudichi a Sor Juana dai suoi simboli e geroglifi, dal suo Nettuno Allegorico ... per gli innumerabili tratti di poesia triviale e casereccia di cui sono piene le decime romanziere con le quali animava le riunione dei viceré Marqués de Mancera e Conde de Paredes. Tutto questo non è più che un curioso documento per la storia dei costumi coloniali e una chiara testimonianza di come la tirannia del medio ambiente può arrivare a pervertire le nature più privilegiate"... "la cosa che più interessa delle sue opere è il rarissimo fenomeno psicologico che offre la persona dell'autrice"..."ci sono accenti nei suoi versi che non possono venire dall'imitazione letteraria"..."i versi d'amore profano di Sor Juana sono dei più soavi e delicati che sono usciti dalla penna di una donna". Sor Juana Inés de la Cruz ha passato alla storia con i significativi nomi con i quali la critica l'ha battezzato: "La Decima Musa", "Fenice di Messico" e "La Monaca Messicana". Artículo preso da Armas y Letras, Anno I Num. 4, Aprile 1944 |
Detente, sombra de mi bien esquivo, Si al imán de tus gracias, atractivo, Mas blasonar no puedes, satisfecho, que tu forma fantástica ceñía, |