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VERSO UNA NUOVA AGENDA PER L'AMERICA LATINA1 Joseph E. Stiglitz - Santiago, Cile - 26 agosto 2002 |
L'esperimento della cosiddetta riforma sta fallendo in America Latina. Dopo un breve periodo di crescita nei primi 90 essa è rallentata (vedere fig. 1). Molti dei paesi della regione stanno affrontando recessioni, depressioni e crisi; alcuni di loro ad un livello senza precedenti, memore della Grande Depressione.2 Argentina, lo studente A+ dei primi tre trimestri della decade, non solo ha avuto una crisi, ma almeno in alcuni trimestri, è stata denigrante oltre misura.3 Anche il Brasile, uno studente di prima classe della riforma, affronta una crisi simile.4; Una strategia di riforma che promise di portare prosperità senza precedenti è fallita in un modo senza precedenti. Dissero i suoi critici che era probabile portasse crescita ma erano preoccupati se quella crescita sarebbe condivisa in maniera estesa. Le conseguenze sono state peggiori di quelle che molti dei suoi critici temevano: non ha portato crescita a gran parte della regione ma in alcune paesi della regione ha portato un incremento dell'ineguaglianza e della povertà. (Vedere tabelle 1 e 2). In questa conferenza, desidero spiegare ed interpretare questi fallimenti e tracciare le basi per una nuova agenda di riforma economica per Latino America. Alcuni anni fa ci fu una conferenza sulla "seconda generazione di riforme". Si presunse che i paesi della regione erano nel processo di digerire la prima generazione di riforme, che queste avevano lasciato i principi per una crescita economica e che era ora di muoversi sul compito di "affinare la sintonia" e indirizzare questioni come la politica competitiva alla quale era stata data poca attenzione durante la prima generazione di riforme. Vorrei dire che la prima generazione di riforme è stata fondamentalmente imperfetta. Che non era completa fu chiaro. Che non diede sufficiente attenzione a questioni di misura e sequenza fu pure chiaro. Ma le sue debolezze erano più basilari: fallì in enfatizzare quello che doveva essere enfatizzato; si basò in un concetto errato di quello che fa lavorare un'economia di mercato e un'appropriata analisi del ruolo del governo. Il fallimento delle così definite riforme verso una economia di mercato non significa, chiaramente, un ritorno al passato e per quelli impegnati all'obiettivo di una crescita democratica, equa e sostenibile, questo rappresenta una sfida: Quale è l'alternativa? Non c'è, chiaramente, una singola alternativa; ogni paese deve scegliere l'alternativa più adatta alle sue condizioni e alla sua popolazione. Infatti, il tentativo di promuovere una sola agenda, non a misura delle circostanze d'ogni paese, è stata una delle molte critiche, corretta secondo me, sollevate contro il Washington consensus. Ma ci sono delle prospettive basiche, alcuni temi comuni che probabilmente saranno contemplati in molti paesi ed io vorrei tentare d'articolare questi temi comuni. È un privilegio per me quest'opportunità di presentare la conferenza in memoria di Raul Prebisch, la seconda che faccio.5 Anche Prebisch era molto preoccupato sulle condizioni dell'America Latina, le difficoltà che lui vide affrontare. Era preoccupato, ad esempio, sul declino dei prezzi delle materie prime. Ai problemi che preoccupavano lui noi ora dobbiamo aggiungere molti altri. 1 Conferenza Prebisch svolta davanti alla Commissione Economica per America Latina
ed i Caraibi a Santiago di Cile il 26 agosto 2002. Desidero ringraziare José Antonio Ocampo,
Dani Rodrik e ai partecipanti ai seminari della CEPAL e l'Università Federale di Rio de
Janeiro ai quali fu presentato una prima versione di questo documento. Sono pure molto indebitato
con Sergio Godoy per la sua assistenza di ricerca. Mi è grato riconoscere l'appoggio
finanziario delle Fondazioni Ford, McArthur e Mott. L'autore è professore di Economia
e Finanza all'Università di Columbia e gli fu dato il premio Nobel 2001 in Economia.
I. I FALLIMENTI Le dimensioni del fallimento sono difficili da misurare. I dati per la prima completa decade di riforma ora ci sono. La crescita è stata leggermente più alta della metà di quella che c'è stata nei 50, 60, e 70: per un insieme di riforme che hanno cominciato per criticare le politiche fallite del passato questo non è proprio un conseguimento da vantarsene (tabella 3). I numeri sembrano pure più drammatici quando noi compariamo la performance di America Latina relativa ad altri paesi. La teoria standard neoclassica predice convergenza, ovvero, che i paesi meno industrializzati cresceranno più veloci (per lavoratore) che i paesi industrializzati. Come la tabella 4 illustra, c'era convergenza durante le decadi di pre-riforma, ma dal 1980 è diventata divergenza. La figura 1 mostra che sebbene nella prima parte dei 90, nella quale fu rivendicato un certo successo delle riforme, gli Stati Uniti, pro capite, crebbero più rapidamente che l'America Latina. Chiaramente, uno avrebbe detto, "ma prese tempo per le riforme avere effetto". Ma qui, le notizie sono ben peggiori. Era la prima metà della decade quando la crescita c'è stata, come la figura 1 mostra chiaramente. Nella seconda metà, specialmente dal 1997, c'è stata stagnazione, recessione e depressione. In fatti, il reddito pro capite è stato declinando durante gli ultimi cinque anni i quali la CEPAL ha cominciato a chiamare la metà decade persa.6 I suoi difensori dicono: sì, la crescita nei 50,60 e 70 era forte. Ma non era sostenibile. Sì, era vero che la crescita non era sostenuta. Ma c'erano forze interna che portarono alla fine oppuro uno shock dall'esterno- l'improvviso, inaspettato e senza precedenti aumento dei tassi d'interesse negli Stati Uniti - che fece che il debito dell'America Latino diventasse insostenibile? Che di per sé l'aumento dei tassi d'interesse avesse avuto un tale impatto, come c'è stato in America Latina, fu un fallimento dei mercati internazionali dei capitali e il regime finanziario globale. Mercati dei capitali ben funzionanti avrebbero fatto che i paesi industrializzati assumessero il rischio delle fluttuazioni dei tassi d'interesse. Uno si sarebbe aspettato, in ogni modo, che i sofisticati banchieri dei paesi avanzati industrializzati avrebbero fatto un'analisi di rischio mostrando che se i tassi d'interesse aumentano il debito quasi sicuramente diventa insostenibile e pertanto avrebbero limitato i crediti e di conseguenza l'esposizione dei paesi. Uno avrebbe pensato che la Federal Reserve Board (FED), con tutta la sua sofisticazione, avrebbe tenuto in conto tutte le ramificazioni del suo aumento dei tassi d'interesse a un livello quasi senza precedenti. Ma no, niente di questo accadde: il debito contratto costrinse i paesi poveri a subire il rischio; le banche occidentali non fecero un'appropriata analisi di rischio e non solo perché stavano aspettando un'emergenza. (Infatti, alcuni dei banchieri delle banche occidentali responsabili degli irresponsabili crediti concessi furono promossi non retrocessi: loro avevano dimostrato la loro aggressività nel prestare e per questo furono ricompensati). Il FED era concentrato sull'inflazione; quando i tassi d'interesse aumentarono diedero scarsa retta a quello che avrebbe fatto al sistema finanziario americano (infatti, fece fallire il S & L che aveva il reddito dei beni fisso a lungo termine con obbligazioni a tasso variabile; ci volli quasi una decade per i contribuenti americani ricoprire il peso di multi centinaia di milioni di dollari7) lasciando vedere soltanto quello che fece ai debitori esteri. La sua difesa fu semplicemente: non fa parte del suo mandato preoccuparsi degli impatti sul resto del mondo! Ma i leader economici dei paesi avanzati industrializzati non vollero prendere la piena responsabilità per questi fallimenti; era più facile, politicamente molto più accettabile, se si concentravano sulle debolezze all'interno dell'America Latina che purtroppo fu una preda facile. C'erano imprese statali inefficienti e corrotte, elevata inflazione e grandi deficit fiscali. Tuttavia, per tutti questi problemi, la crescita nel "regime" di pre-riforma era stata quasi due volte più veloce che sotto il così definito regime di riforma. Non c'è, chiaramente, nessun modo sicuro di verificare le ipotesi alternative: è stato uno shock dall'estero o un fallimento interno che portò alla decade persa? Infatti, entrambi possono aver avuto un ruolo e non c'è un modo semplice d'incolparle con un'analisi più preciso. Ma nella prossima sezione tenterò di argomentare perché credo che la maggior parte del fallimento centra con lo shock dei tassi d'interessi imposti alla regione dagli Stati Uniti. Latino America, come il resto del mondo, fu colpita dallo shock petrolifero dei 70 e inizio degli 80 che portò giù il continente. La più semplice e persuasiva spiegazione è che il cambio improvviso dei tassi d'interesse portò un improvviso fine alla crescita. Sebbene non ci fosse stata corruzione e le imprese statali fossero state completamente efficienti è probabile che la maggior parte dei paesi avrebbero subito una crisi. 6 Vedere Ocampo [2002].
Nessuno vuole, certamente, tornare al passato. Ma la domanda difficile è, quali sono le lezioni da imparare dei successi del passato così come dei suoi fallimenti. Ma prima di indirizzarci su questi problemi, vorrei descrivere in modo completo la natura dei fallimenti della passata decade. Mentre le politiche del Washington consensus promisero una crescita che mai arrivò, dissero poco su cosa avrebbero fatto le politiche all'instabilità. Sulla povertà fecero affidamento sulle vecchie spicciole teorie: le politiche economiche non furono specificamente progettate per risolvere il problema della povertà; il presupposto fu che i benefici promessi dalla crescita sarebbero, in qualche modo, arrivati prima o poi ai poveri - sebbene c'era poi ampia evidenza che "l'alta marea non necessariamente conduce a che tutte le barche si sollevino"8. Non c'era, direi, una completa divulgazione: come mostreremo nella seguente sezione, le politiche condussero ad entrambe, una maggiore instabilità e povertà e si poteva aspettare che si comportassero così. Instabilità in aumento: Le esperienze contrastanti tra i paesi
sviluppati e meno America Latina fece di più che contribuire a condividere questo tetro ritratto. La tabella 6 mostra la volatilità, misurata in differenti modi, aumentata con le riforme in America Latina mentre negli Stati Uniti decrebbe. Dei paesi della regione, durante il periodo 1990-2001, venticinque esperimentarono almeno un anno di crescita negativa, diciotto esperimentarono almeno due anni di crescita negativa e 12 esperimentarono più di tre anni di crescita negativa. Aumentando la povertà e l'ineguaglianza 8 Infatti, i dati per gli Stati Uniti sulle decadi che cominciano nel 1973 mostrano che sebbene sono aumentati i redditi medi, quelli al fondo stanno diventando attualmente peggiori e secondo alcuni studi anche quelli della famiglia media stanno peggiorando. Vedere Council of Economic Advisers (Consiglio di Consulenti Economici) [1997], Capitolo 5.
In somma, alcune delle stesse riforme condussero direttamente ad un aumento della povertà - forzando i contadini poveri a competere con la sussidiata agricoltura americana, abbassando i redditi di alcuni dei più poveri della regione e il regime imposto di stretta monetaria fece difficile creare nuovi posti di lavoro che provvedessero fonti alternativi di lavoro. Inoltre, il lascito di una povera istruzione per gli svantaggiati fece il compito di riassegnare il lavoro più difficile soprattutto quando la liberalizzazione fu fatta rapidamente. Per la regione nel suo insieme, la parte di quelli in povertà aumento dal 15.3% nel 1987 al 15.6% nel 1998 (vedere tabella 1). Mentre data più recente non è ancora disponibile, quasi certamente, con le crisi colpendo così tanti paesi, la povertà dal 1998 è aumentata significativamente. Ineguaglianza Il risultato delle politiche, dove si era presupposto far funzionare meglio i mercati è che, almeno in alcuni aspetti critici, i mercati funzionarono più poveramente. La disoccupazione aumentò di quasi tre punti percentuali.13 e i numeri sarebbero stati anche peggio se non fosse che il lavoro si trasferì al settore informale, un settor e in cui tipicamente le protezioni del lavoratore sono mancanti e l'accesso al capitale - e pertanto una potenziale crescita futura - è più povero14. La tabella 2 mostra l'incremento dell'ineguaglianza lungo la decade per alcuni dei paesi d'America Latina. Le multiple dimensioni della povertà: indicatori dello sviluppo umano Le molte dimensioni della povertà : l'insicurezza Il rapporto decennale della Banca Mondiale (World Bank, 2000) sulla povertà, nell'identificazione delle cause della povertà, indica che non solo abbraccia la mancanza di reddito, ma l'insicurezza e la mancanza di partecipazione, e le così chiamate strategie della riforma hanno esacerbato entrambi i problemi. Mentre l'agenda della riforma non produsse una crescita robusta contribuì invece ad aumentare il senso di insicurezza . Con i poveri subendo i contraccolpi dell'aumentata volatilità economica il senso di insicurezza economica aumentò. Se ciò non fosse abbastanza male, le riforme quasi intenzionalmente lavorarono per intensificare ancora l'insicurezza: Uno degli elementi dell'agenda della riforma è stato nominato "incremento della flessibilità del mercato del lavoro", ovvero, indebolire le protezioni del lavoro, fare più facile licenziare i lavoratori e abbassare i salari: ma notevolmente, come abbiamo fatto notare, anche se tali riforme furono pensate per far funzionare meglio i mercati - ovvero, con minore disoccupazione - la percentuale di disoccupazione aumentò. Durante la decade, una crescente frazione della forza di lavoro passò a lavori nel settore informale - senza nessuna delle protezioni di lavoro previste dal settore formale. 11 vedono e.g. Brodo, Legovini e Lustig [2001].
Ci sono, chiaramente, altre dimensioni dell'insicurezza. La sicurezza personale fu colpita per l'aumento del crimine e la violenza in molti paesi (vedere tabella 7), mentre il quadro sulla sicurezza della salute è por molto positivo. Vedere tabella 8. Le molte dimensioni della povertà: la non partecipazione Mentre la maggior parte della mia conferenza si concentra su quello che è più ampiamente definito come questioni economiche, vorrei menzionare brevemente la terza dimensione della povertà, la non partecipazione. Uno dei presupposti grandi conseguimenti della riforma latinoamericana era la restaurazione della democrazia. E ciò è stato raggiunto. Ma democrazia significativa implica di più che democrazia elettorale. Democrazia significativa implica partecipazione nelle decisioni di un paese, e fra le decisioni che più preoccupano sono quelle che colpiscono le vite delle persone cioè, le decisioni economiche. Ma sotto le cosi chiamate riforme orientate verso il mercato molte persone del mondo in sviluppo si sentono presse in giro. Loro possono essere capaci di votare, ma per le decisione chiavi non sono considerati. Dopo esserle stata venduta la democrazia, le si ha detto che le decisioni chiavi, quelle coinvolgendo politiche macroeconomiche (e specialmente monetarie), sono così importanti che non possono essere lasciate ai processi politici democratici. Il popolo, li si ha detto, non può essere creduto, visto che probabilmente verrà presso in giro dai leader populisti. Le banche centrali devono essere indipendenti - ed in molti casi non solo sono state indipendenti ma non rappresentative; solamente le prospettive e gli interessi finanziari hanno avuto una voce. Ancora peggio, loro si dice che devono aprire i loro mercati ai capitali speculativi a corto termine; facendo così, viene ripetuto, diventeranno disciplinati. Nascosta in tali asserzioni c'è proprio una diffidenza verso il processo democratico: evidentemente gli stessi processi elettorali non provvedono la disciplina necessaria per fare buone decisioni economiche. Il fatto che gli speculatori a breve termine hanno prospettive ed interessi segnatamente diversi a quelli della popolazione del paese non è proprio menzionato: i paesi si sono sottoposti a una disciplina che non è solo incostante ma che si focalizza in percorsi molto brevi, una che non vuole curare valori sociali come equità, o traguardi più impegnativi, come l'ambiente.15 In alcuni casi, le voci di quelli a Wall Street sono sentite più chiaramente che le voci di quelli alle favelas o ai quartieri.16 Alcuni risultati brillanti 15 C'è anche ragione di credere che, almeno spesso, la comprensione di
questi speculatori dell'economia di base spesso è limitata: loro sono più preoccupati
con che guidare la dinamica dei prezzi a breve che con guidare la dinamica della crescita
a lungo.
II. INTERPRETANDO LE ESPERIENZE Ci sarà una piccola discussione: la performance della passata decade, in quasi tutte le sue dimensioni, non solo è stata lontana da quanto fu promesso. è stata, per quasi tutti gli standard, lugubre.18 Nonostante, parte del problema nel giudicare le politiche del Washington consensus è quella familiare della controprova. Che sarebbe successo senza le riforme del Washington consensus? Sarebbe state la crescita ancora più lugubre? Nel cuore della controversia sull'interpretazione della storia dell'America Latina, ci sono tre questioni: Come spieghiamo la decade persa, il vistoso declino dalla crescita robusta; come spieghiamo l'aumento nei primi 90; e come spieghiamo ugualmente il repentino declino dopo un così breve termine? Noi siamo nel mezzo di un bel dramma - porterà di nuovo il prossimo atto una robusta crescita? Porterà il prossimo atto ancora più crisi? Oppure, il prossimo atto sarà ancora di più lo stesso, stagnazione e crescita scivolosa? Nonostante, il problema è che noi probabilmente vedremo il prossimo atto come da copione. La maggior parte dei paesi sono preoccupati per il modo come il dramma sembra muoversi come se il copione fosse riscritto. Non importa che succede, entriamo dunque in un'altro argomento difficile da risolvere: se l'economia ricupera sarà a causa dei cambi o nonostante loro? Nell'interpretare le esperienze abbiamo bisogno di guardare quello che successe, entrambe, da una prospettiva macroeconomica e da una prospettiva microeconomica. Nella prossima sezione tenterò di mostrare più specificamente come particolari politiche del Washington consensus possono essere casualmente collegate ai fallimenti. Qui, vorrei prendere un approccio grossolano. Interpretando la decade persa Per essere equi, c'è un'altra interpretazione, una che considera gli anni ottanta come l'inevitabile conseguenza delle politiche fallimentari delle decadi precedenti caso nel quale la stagnazione di quella decade potrebbe essere attribuita più precisamente al periodo precedente. Ma anche in questo scenario la crescita pre-riforme appare più robusta che sotto le riforme. Ci sono molte ragioni che mi fanno inclinare fortemente verso la prima interpretazione. Prima, un disturbo macroeconomico della magnitudine dell'aumento dei tassi d'interesse che questi indebitati paesi affrontarono, di per sé, dovrebbe far aspettare la precipitazione di una crisi - anche se le "microeconomiche" stavano funzionando perfettamente - una crisi che a sua volta avrebbe condotto a una precipitosa caduta nella crescita del PIL. In secondo luogo, uno potrebbe argomentare che i prestiti furono causati da un deficit budgetario vista le inefficienti imprese statali; d'altra parte più osservatori sembrano pensare che furono forze macroeconomiche (il riciclaggio dei petro-dollari) le ampiamente responsabili del crescente indebitamente estero. Consideriamo il seguente esperimento: che sarebbe successo se le imprese fossero state pressoché efficienti, ma, osservando gli elevati (aspettati) ritorni alle loro attività d'investimento - elevati almeno rispetto ai tassi d'interesse addebitati - prestiti per finanziare l'investimento, così che la differenza tra i risparmi domestici e l'investimento fosse identica a quella rilevata. I paesi sicuramente sarebbero entrati in crisi quando gli Stati Uniti aumentarono i tassi d'interesse ad un livello senza precedenti. In breve, ci sarebbe stata una crisi, se l'indebitamento estero sorse da bassi risparmi o elevati investimenti, sebbene le imprese fossero state completamente efficienti o meno. In questo senso, l'inefficienza delle imprese statali, di per sé, non poteva essere incolpata.19 C'è un pensiero contrario che sarebbe questo: assumere che gli Stati Uniti non aumentarono i tassi d'interesse. Avrebbe, eventualmente, l'eccessivo indebitamento delle inefficienti imprese statali portato a un collasso del sistema sebbene gli Stati Uniti non aumentavano i tassi d'interesse? Se questo fosse il caso, uno potrebbe affermare che l'aumento dei tassi d'interesse affettò soltanto la collocazione nel tempo della crisi, non il suo avvenimento. Ma se uno crede a quest'interpretazione, uno deve credere che i governi non avrebbero visto "la scritta sul muro". Il problema dei paesi, sarebbe - in quest'interpretazione - stata montata lentamente in modo che il governo sarebbe stato in grado di intentare qualcosa prima che la crisi avvenisse.20 18 I difensori delle "riforme " sono stati rapidi in chiedere la vittoria,
subito hanno visto l'aumento della crescita nei primi anni 90. Loro presunsero che le
riforme erano la spiegazione e diedero poca attenzione al fatto che tuttavia la
performance non era storicamente particolarmente esaltante. Ma ora che le statistiche
sembrano più lugubri richiamano che è molto presto per dirlo, ed è un paragone ingiusto,
perché gli ultimi anni sono marcati da un rallentamento globale. Per essere sicuri, ed
ampiamente dimostrato, uno dovrebbe essere cauto nel giungere a giudizi - come fecero
loro reclamando un'iniziale successo delle riforme. Tuttavia, una delle critiche
alle riforme e che difatti hanno contribuito ad entrambe, una instabilità economica
globale e che hanno esposto i paesi in sviluppo a un maggior rischio (vedere sotto).
Parte della ragione per cui è così difficile interpretare gli anni 80 è che è difficile interpretare gli anni 70. Quella decade vide una relativa forte crescita, in parte sostenuta da enormi flussi di capitale che per alcuni non era sostenibile; ma in qualche modo, dopo che i tassi d'interesse americani spiccarono il volo, non fu sostenuta (la crescita). Ma quella decade vide anche dei massicci shock dai prezzi del petrolio che portarono ad un alt nella crescita più evidente che nel resto del mondo. In questo modo, mentre il fattore di produttività totale dell'America Latina (come convenzionalmente misurato) in quella decade appariva debole21; c'è stata una decade che vide marcati ribassi in tutto il mondo - anche senza corruzione e le inefficienze associate alle imprese statali.22 Interpretando il lento declino degli ultimi anni 90 21 Non solamente c'è stata convergenza tra America Latina e gli Stati
Uniti negli anni settanta, appare che c'è stata convergenza pari in termini di
efficienza (fattore di produttività totale). Sebbene tali misurazioni sono notoriamente
sensibili ad una serie di problemi di metodologia, uno degli studi più rispettati degli
Stati Uniti mostrò un fattore di produttività totale negli anni settanta in declino
(con una media percentuale annuale 0.25%) mentre un altro studio mostrò aumenti
significativi del fattore di produttività totale (con una media percentuale annuale
0.75%). Per gli Stati Uniti vedere Dougherty e Jorgenson [1997] e per l'America
Latina vedere De Gregorio e Lee [1999].
Infatti, ad un certo punto, l'FMI, dando poca attenzione ai rischi messi dai flussi di capitali a breve termine, sembrò pensare che mentre i prestiti esteri non fossero generati dall'immoralità pubblica fiscale (le spese del governo eccedono le entrate del governo), i deficit di conto corrente sarebbero sostenibili. Sebbene i prestiti erano per finanziare il consumo delle famiglie, i prestatori non avrebbero fatto i prestiti a meno che le famiglie avessero la capacità di rimborsare. I prestiti internazionali servono all'importante funzione di aiutare il consumo senza scosse nel tempo.24 Infatti, nonostante i flussi di capitale siano enormemente volatili - i mercati dei capitali sono soggetti a un eccesso d'irrazionale ottimismo e pessimismo. E tipicamente, per i paesi in sviluppo, grandi deficit del conto corrente, qualunque sia la sua fonte, non è sostenibile; e gli aggiustamenti obbligavano ad eliminarli - grandi cambiamenti alle rate di cambio e/o grandi riduzioni nel reddito (i quali ridurranno le importazioni). In molti paesi dell'America Latina ci sono stati entrambi.25 Quando ci sono stati grandi flussi di capitali a breve, i cambi emozionali possono essere riflessi rapidamente in un rifiuto a rinegoziare i prestiti o a prelevare capitale dal portafoglio. (Con la piena liberalizzazione dei mercati dei capitali, anche se non ci sono flussi di grosse quantità di capitali a breve termine, ci può essere fuga di capitali dagli investitori domestici.) Ma gli afflussi dei capitali non condussero a fulminei veri investimenti. In alcune contabilità, molto dell'afflusso finanziò un aumento dei consumi.26 Parte del flusso di capitali è stato il risultato di privatizzazioni, la svendita dei beni dei paesi ad stranieri.27 Come la inappropriata contabilità diede un falso senso di successo nei primi giorni Ci sono svariati passi per andare dal PIL al reddito netto nazionale e concentrandosi sulle differenze tra le due misure possiamo capire meglio perché il PIL provvide un falso senso di successo nei primi giorni della riforma. C'è, prima, un insieme di distinzioni tra il prodotto domestico lordo e il prodotto domestico netto. Qualunque società riconosce che si deve tenere in conto il deprezzamento del suo capitale. Ma se un paese svende le sue foreste di legno pregiato, potrebbe trattare quanto ricevuto come "reddito" ma la ricchezza del paese è ridotta.28 Strutture contabili corrette avrebbero differenziato tra la vendita di un bene e reddito vero. Il prodotto nazionale o domestico netto, di conseguenza, ha dedotto la perdita del valore della foresta. 24 Per un'articolazione da questo punto di vista, vedere e.g. Al di et di
Prasad. [2003].
Allo stesso tempo, i prodotti domestico lordo e netto si focalizzano sui beni che sono prodotti nel paese, non nel benessere dei cittadini del paese. è una misura abituale del livello dell'attività economica all'interno di un paese ma non è una buona misura del livello di benessere della popolazione all'interno del paese. Quello che importa ai cittadini di un paese e il reddito nazionale netto. Se un paese sta vendendo all'estero i suoi beni e sta godendo di una baldoria consumistica il risultato è che i suoi cittadini stanno diventando più poveri. Le prospettive future sono peggiorate. Quindi, nelle privatizzazioni, la vendita delle imprese statali a stranieri deve essere trattata come una diminuzione della ricchezza dei cittadini ed essere sottratta dal reddito nazionale netto; se l'afflusso di fondi generati dalla privatizzazioni vanno a creare nuovi investimenti "greenfield", la perdita da una parte e compensata dal guadagno dall'altra; ma se questo non accade - ed almeno fino un certo limite non venne fatto - il paese è più povero. Perciò, una contabilità corretta dovrebbe aver mostrato un quadro meno roseo nella prima parte della decade. Oltre le privatizzazioni a stranieri, molti dei capitali afflussi erano a breve termine, la classe di soldi che vanno e vengono in una notte - non la classe di soldi con il quale uno potrebbe costruire fabbriche e creare posti di lavoro. Una corretta contabilità dovrebbe tener in conto queste obbligazioni compensate dagli investimenti che potrebbero miracolosamente aver generato. Di nuovo, con un aumento delle obbligazioni non appaiate con un corrispondente aumento di beni produttivi, il paese è più povero. Una corretta contabilità avrebbe mostrato questo. È chiaro che se anche l'influsso di capitali a breve termine non contribuisce ad un incremento della ricchezza, ha un breve effetto positivo sulla domanda aggregata (la quale, dipendendo dalle circostanze del paese, può essere stata smorzata dalla stretta delle politiche monetarie e fiscali.) Fino il punto che c'erano risorse sotto utilizzate l'incremento nella domanda aggregata alimentò la crescita. Con le uscite crescendo più velocemente che le entrate, appariva come se "le riforme" avessero permesso perdere una nuova era d'aumento della produttività; ma per un lungo periodo, l'incremento della produttività osservata era semplicemente l'incremento della produttività normale che si osserva quando una economia si ricupera da una recessione - e Latino America nei primi 90 si stava ricuperando da una decade con un lungo rallentamento. Una corretta contabilità sarebbe andata ancora più lontano. Avrebbe notato che il capitale a breve termine è altamente volatile; quando, viste le vicissitudini del mercato, si decide di prelevare o esigere un tasso d'interesse elevato il paese può piombare in una crisi ed essere forzato ad indebitarsi dal FMI oppure tagliare spese future in modo di abbassare il futuro reddito. Un buon sistema contabile avrebbe costretto ad accantonare delle riserve - una sottrazione dalla misura del reddito nazionale netto - per ricoprire aspettati futuri costi. Se una società assicuratrice intraprende un'azione rischiosa - come vendere assicurazioni - deve accantonare dei soldi, una riserva, per ricoprire l'aspettato costo da quell'azione.29 I capitali a breve termine presentarono un altro problema: il tasso d'interesse pattuito era variabile. I tassi d'interesse che i prestatori potevano esigere poteva aumentare drammaticamente - anche se i paesi non avevano fatto niente di sbagliato. Questo, come ho argomentato, fu la primaria ragione per la crisi negli anni 80: la FED aveva aumentato enormemente in modo improvviso i tassi d'interesse americani. Quello che era stato un livello di debito sostenibile improvvisamente diventò insostenibile. Nei tardi 90, furono entrambi, un incremento nella percezione del mercato concernente il debito del mercato emergente (indotto in parte dalla crisi finanziaria globale) ed un incremento nel mercato dell'"avversione al rischio". Di conseguenza, il premio sul rischio che gli investitori esigevano aumentò enormemente, più che compensare leggermente i più bassi interessi americani ed europei. Di nuovo, livelli di debito che potevano essere sostenibili diventarono improvvisamente insostenibili.30 29 Ironicamente, l'FMI pensò che le riforme che aveva spinto in America
Latina avevano ridotto la sua vulnerabilità alle crisi, ed in quel senso, il vero fare
bene dei paesi era anche migliore che i numeri del PIL suggerivano. Nella loro analisi,
la fonte primaria della vulnerabilità fu una politica monetaria debole che conduceva
all'inflazione e l'immoralità fiscale. In queste dimensioni, la performance
della maggior parte dei paesi era vastamente superiore a quella che prima era stata.
Ma la liberalizzazione dei mercati dei capitali aveva introdotto una ancora più
importante fonte di vulnerabilità. Per una discussione delle fonti di vulnerabilità,
vedere Furman e Stiglitz [1998a] ed Easterly [2001] e le referenze citate lì.
Così, la struttura contabile - centrata sul PIL - fallì a provvedere un accurato quadro di quanto stava succedendo. Mentre i numeri citati, prodotto domestico lordo, suggeriva che la performance economica dell'America Latina nei primi 90 era veramente impressionante, una migliore struttura contabile avrebbe mostrato uno scenario molto più lugubre. Se soltanto la crisi finanziaria globale non fosse accaduta Le riforme in America Latina sono state per un buon periodo risolvendo alcuni dei problemi del passato. I deficit nei bilanci erano stati addomesticati, se non eliminati, e straordinari progressi erano stati fatti per abbattere l'inflazione. I fautori della riforma guardarono i primi anni 90 per confermare la saggezza di queste riforme. In retrospezione vediamo quanto ingannevoli erano queste conclusioni. Alcune di quest'apparente successo fu l'espansione della domanda aggregata procurata dal fatto che il sovrastante debito era stato finalmente controllato, dall'aumento dell'influsso di capitali e da un aumento delle esportazioni, il risultato di una forte economia americana - che vennero ad essere chiamati i ruggenti anni 90. Quest'aumento della domanda aggregata mise in uso risorse a lungo rimaste inattive. È stata di più un'espansione da parte della domanda aggregata che una crescita da parte delle forniture, cosa che i riformatori enfatizzarono. Ci sono alcuni importanti elementi collaterali ma questi furono pure marcatamente differenti a quelli stressati dai fautori della riforma: Qualcuno di quest'apparente successo fu la naturale conseguenza di venire dalla decade persa degli 80. Qualcuno, fu il risultato del non sostenuto, se non insostenibile, sopravvento di capitali dall'estero. Furono in alcuni di questi veri "successi" che i semi dei guai della seconda parte dei 90 e i primi anni del nuovo millennio maturarono.33 Le riforme avevano esposto i paesi dell'America Latina a nuove fonti di rischio. Le strutture contabili non solo erano fallite in considerare questi rischi, avevano, in molti altri modi, provvisto esagerate misure di successo.
III. SPIEGANDO I FALLIMENTI In questa sezione, vorrei dare un sguardo più da vicino ai fallimenti. Nella sezione precedente, discussi che eventi macroeconomici, originati fuori dalla regione, avevano molto da fare con la loro volatilità, in particolare, gli elevati tassi d'interesse nei primi anni 80 ed il cambio emozionale dei capitali a breve termini negli anni 90. Qui vorrei mostrare come le riforme del Washington consensus, nonostante le buone intenzioni che esse potevano avere, fecero i paesi della regione più vulnerabili ai contraccolpi esterni e contribuirono in altri modi a i fallimenti degli anni recenti. Mi concentrerò su tre fallimenti critici della riforma:
Aumento dell'esposizione al rischio Quando sono stato nella Casa Bianca nel 1995 guardai da vicino come il valore del dollaro cadde rispetto allo yen da circa 106 ad 80. Questo 25% di ribasso non significò un repentino peggioramento delle prospettive economiche degli Stati Uniti, o un repentino miglioramento di quelle in Giappone, così come nel momento del susseguente ed ugualmente marcato aumento da 80 a sopra i 130 yen per dollaro non rifletté un corrispondente cambio nelle prospettive economiche dei due paesi. Così come uno dei più ardenti fautori del capitalismo americano, Alan Greenspan, disse, i mercati mostrano un'eccessiva ed irrazionale esuberanza, poteva aver detto, i mercati mostrano ogni tanto un irrazionale ed eccessivo pessimismo. Economie forti come quella degli Stati Uniti possono resistere queste vicissitudini ma tale volatilità mette enorme tensione su economie piccole, aperte e povere. Tuttavia, la così chiamata riforma ha esposto questi paesi a queste vicissitudini dei mercati in un modo senza precedenti, entrambi, attraverso gli scambi commerciali e i flussi dei capitali - prima che loro avessero fortificato le loro reti di sicurezza. Liberalizzazione dei mercati dei capitali E' stata la liberalizzazione dei mercati dei capitali che finì per avere gli effetti più avversi.36 Semplici modelli dell'economia mostrano che i paesi in sviluppo erano per poco come i paese sviluppati, eccetto che avevano meno risorse ed in particolare meno capitali. Questa prospettiva sullo sviluppo condusse i paesi alla visione che se solamente potessero aver più capitali loro crescerebbero più rapidamente. Se loro non potevano generare risparmi a casa (nel modo che i paesi del Est Asiatico furono capaci di farlo con successo - con il forte intervento del governo) allora loro dovevano rivolgersi agli stranieri. L'argomento era semplice: tanto come i ritorni eccedevano i tassi di interesse da pagare, allora l'investimento era buono per l'economia: il prestito poteva essere rapidamente pagato, con i profitti rimasti arricchendo il paese. E non c'era molta differenza se quel capitale era a breve o lungo termine. 34 c'è, ora, una grande letteratura che analizza i rischi della
deregulation del settore finanziario ed il disegno di appropriati regimi regolatori.
Vedere, per esempio, Honohan e Stiglitz [2001], Stiglitz,[2001a], Helmann, Murdoch, e
Stiglitz [2000].
La scarsità di capitali volle dire che il loro ritorno dovrebbe essere più alto nei paesi sviluppati che nei paesi in sviluppo e che liberalizzando i mercati dei capitali ci sarebbe stato un costante flusso dai paesi più sviluppati ai paesi meno sviluppati. Entrambi se ne beneficerebbero: coloro nei paesi sviluppati con un ritorno più alto del capitale e coloro nei paesi in sviluppo con un aumento dell'influsso dei capitali, che condurrebbe a maggiori salari e produttività. I fautori della liberalizzazione del mercato dei capitali arguirono addirittura che condurrebbero a una maggiore stabilità; in periodi di rallentamento i paesi in sviluppo potevano prestare dall'estero per fortificare le loro economie. Questi argomenti dai fautori della liberalizzazione dei mercati dei capitali facevano affidamento alla leggera teoria sottolineata - la quale virtualmente ignora la crescente letteratura enfatizzando le conseguenze della imperfezioni dell'informazione - e il grado col quale loro erano fuori strada con le realtà dei mercati dei capitali. Flussi di capitale a breve termini sono estremamente volatili - piuttosto che cavalcare la volatilità economica come il loro fautori richiamavano, erano stati una fonte della volatilità e addirittura quando non la fonte del problema, avevano intensificato la magnitudine delle fluttuazioni. Questi flussi di capitali sono, in particolare, altamente pro ciclici. I capitali entrano in un paese quando le cose stanno andando bene ed escono quando le cose vanno male. I banchieri sono amanti del buon clima. Loro sono disposti a prestare quando i paesi non hanno bisogno di soldi. E i paesi scioccamente sono stati adescati per prendere in prestito. Ma quando le cose diventano difficili le banche esigono i loro soldi indietro. America Latina aveva, chiaramente, visto tutto questo, con una vendetta due decadi prima, quando era andata in recessione, i prestatori non solo rifiutarono estendere il credito ma chiesero i loro soldi in dietro. E mentre gli enti multilaterali di credito si suppongono aiutano i paesi in difficoltà, molto spesso esacerbarono semplicemente i problemi. Tipicamente in questi tempi di crisi, quando i paesi sono disperatamente necessitati, il principale problema è quanti soldi possono inviare indietro agli Stati Uniti o ad altri paesi avanzati industrializzati. Il flusso netto è fuori del paese non dentro il paese. Le discussioni tra l'FMI e l'Argentina non furono su come estendere un credito addizionale ma quanto del debito argentino poteva essere rimborsato l'anno seguente. La volatilità e la pro ciclabilità di questi fondi hanno avuto ulteriori conseguenze. Chi prende in prestito no tiene in conto completamente i fattori esterni, specialmente quelli associati con tale prestito quando le cose vanno male, come capitò nell'Est Asiatico ed altrove. Era solo chi prendeva in prestito chi assumeva i costi, specialmente sotto le risposte alle crisi progettate dal FMI. Gli elevati tassi d'interesse costringono addirittura a fallire chi prende un moderato prestito; la contrazione fiscale e monetaria costringe milioni di lavoratori alla disoccupazione. Per essere sicuri, indirettamente, l'FMI riconosce la presenza di un fallimento del mercato - parla di contagio. Ma ammirevolmente, non ha proceduto come gli economisti fanno normalmente quando identificavano i fattori esterni. Noi normalmente chiediamo, c'è un intervento sul mercato che possa correggere i fattori esterni, e.g. una tassa sull'attività generatrice esterna. Se i prestami a breve termine generano un rischio allora i prestami a breve termini devono essere tassati. Uno non tratta semplicemente con malattie contagiose costruendo migliori ospedali per coloro che hanno avuto la sfortuna di contrarre la malattia; una guarda come la malattia è diffusa, sovvenziona dei vaccini, impone anche regolamentazioni forzando le vaccinazioni e proibendo certo tipi di attività rischiose. Tuttavia l'FMI, sulle politiche che furono adottate estesamente dentro l'America Latina, promosse attivamente la liberalizzazione dei mercati dei capitali ed apparentamene incoraggiò le molte forze che stavano soffiando fuoco sul problema. La volontà di prendere un prestito con un finanziamento a breve termine fu particolarmente fuorviata. Uno non può costruire fabbriche con soldi che possono andare via dal paese durante la notte. La prudenza, oggi, richiede che i paesi mantengano riserve uguali ai loro debiti in valuta a breve termine. Questo vuol dire che se un paese chiede in prestito US$ 100 milioni deve accantonare la medesima quantità in riserve - US$ 100 milioni di soldi pubblici che potrebbero essere stati usati per costruire scuole o strade pubbliche. Ottiene un ritorno sulle riserve, ma il paese nel suo insieme peggiora, poiché per le riserve accantonate tipicamente in dollari riceve un guadagno diciamo oggi minore al 2% mentre deve pagare alla banca Americana 18% o di più. Il costo netto al paese e di US$ 16 milioni, un netto trasferimento da un paese povero in sviluppo agli Stati Uniti. Può essere molto buono per la crescita degli Stati Uniti ma è difficile vedere come è buono per la crescita dei paesi poveri in sviluppo. La storia che vi ho appena raccontato mostra che i costi totali del prestito no sono assunti da chi fa il prestito - c'è, un'altra volta, un fallimento di mercato. Chiaramente, quando il capitale sta fluendo in un paese è facile vedere i benefici: essi erano evidenti in America Latina agli inizi dei 90. Ma i guadagni che chiaramente i paesi trovano non compensano le perdite che esperimentano nell'evento di una crisi, crisi che accadono con tale frequenza e regolarità e cui pedaggio è stato particolarmente alto in America Latina. E le spese di fallimento, col tempo, sono divenute più grandi, non solo a causa del maggior numero di creditori, facendo una decisione risolutiva più difficile, ma anche perché la miscela di creditori nazionali e stranieri, incluse le istituzioni finanziarie nazionali e la miscela di debiti in dollari e in valuta locale, non solo solleva problemi difficile da risolvere in maniera equa ma anche vuole dire che le crisi colpiscono avversamente la vitalità delle istituzioni finanziarie nazionali, minando ulteriormente l'economia. Macro stabilità C'è, in questo, una somiglianza straordinaria tra le crisi in America Latina e quella nell'Est Asiatico: la macroinstabilità fu procurata principalmente da problemi associati con i crediti stranieri e la liberalizzazione dei mercati dei capitali. I paesi latinoamericani ancora una volta furono costretti a subire l'urto degli aumenti dei tassi d'interesse che erano stati iniziati da forze ovunque nel mondo ed affrontare le conseguenze dell'instabilità dei flussi di capitale. Mentre le riforme (incluse la riforme degli scambi commerciali, da discutere sotto) quindi si confrontarono con nuove fonti di enormi rischi affettarono pure il modo come l'economia rispose a questi colpi. Le riforme hanno sostituito stabilizzatori automatici con stabilizzatori non automatici. Per America Latina, nell'insieme, la politica fiscale piuttosto che essere contro ciclica è stata pro ciclica. Non è perché gli economisti in America Latina non sono riusciti a leggere i manuali macro-economici degli ultimi settanta anni che l'importanza della politica fiscale contro ciclica è stata sotto pressione. Piuttosto è, parzialmente, perché l'FMI, nel quale molti de paesi latinoamericani sono diventati dipendenti per assistenza e soldi, ha incoraggiato, e in molti casi insistito, queste politiche pro cicliche. Con un mercato domestico di capitali piccolo, con i forti ricordi di una rampante inflazione nel passato, con l'FMI insistendo in tagli sul bilancio, con le istituzioni multilaterali e specialmente l'FMI prendendo spesso parte in prestiti prociclici, i paesi non hanno avuto apparentemente nessun'alternativa ma prendere parte in una politica fiscale prociclica. Ma, come dirò più tardi, c'è una alternativa. Mentre gli stabilizzatori fiscali automatici associati con una politica fiscali sono stati sostituiti da un non stabilizzatore automatico, la politica monetaria diventò pure una fonte d'instabilità e questo probabilmente peggiorerà in futuro. I paesi sono stati incoraggiati a fidarsi ancora di più ai requisiti di adeguatezza del capitale e mostrarsi indulgenti, cosa contestata, posticipa soltanto la resa dei conti facendo le cose peggiorare quando i problemi vengono finalmente a galla. Ma nell'Est Asiatico abbiamo visto drammaticamente le conseguenze di questa politica attendista: man mano che una economica va al ribasso i bilanci delle banche peggiorano sono costrette come risultato a indebitarsi rapidamente. (La tipica alternativa, una fresca iniezione di capitale, non é possibile nel mezzo di un ribasso economico.37) Man mano che contraggono un prestito, più società sono forzate a fallire o almeno contrarre gli investimenti e la produzione e così esacerbare il ribasso. In molti casi, alla fine, i bilanci delle banche non migliorano o migliorano molto; nel loro caso (i paesi) potranno solo peggiorare.38 Mentre le riforme, esposero la regione ad entrambi, più shocks e peggiore capacità per risolvere automaticamente questi shocks, il posizionamento della politica del Washington consensus fece i problemi ancora peggiori: una singola idea centrata sui problemi del passato, deficit di bilancio e inflazione, significò che man mano i paesi vissero i redditi di imposta declinare oppure man mano che il reddito declinava o le spese aumentavano e quando affrontarono tassi d'interesse più elevati, furono forzati a tagliare la spesa ed aumentare le imposte, e questa discrezionale politica fiscale pro ciclica esacerbò i ribassi ancora più in basso paese dopo paese. In alcuni casi, le mani dei paesi furono legate man mano che affrontarono delle difficoltà in ottenere dei fondi. Ma, tuttavia, paesi che avevano accesso ai fondi - un paese come il Cile aveva creato un fondo stabilizzatore, o paesi ricchi in risorse come l'Ecuador o la Bolivia che potevano fare prestiti contro future vendite - furono forzati a prendere in parte misure fiscale contro cicliche. In alcune casi, le strutture contabili incorrette usate dal FMI ed altri analisti finanziari contribuirono ai problemi. Stiamo diventando in modo crescente consapevoli delle limitazione delle nostre strutture contabili, entrambe, nella sfera pubblica e nella sfera privata. Cattive informazioni conducono a cattive decisioni. Le strutture contabili incorrette utilizzate dalle società americane contribuirono a superinflazionare i prezzi che a loro volta contribuirono a un eccesso d'investimenti in aree come le telecomunicazioni. Le deficienze delle strutture contabili pubbliche sono ancora più note, la fusione, ad esempio, di spese di capitale e spese correnti, il fallimento in tener in conto lo svuotamento delle risorse naturali o il peggioramento dell'ambiente, come facemmo notare prima. Ma i buoni macroeconomisti dovrebbero capire le limitazioni delle strutture contabili. Se, per esempio, il sistema di sicurezza sociale è privatizzato ed i fondi che formalmente confluivano nei conti del governo repentinamente incominciano a fluire in conti d'investimento privati, l'aumento del deficit statale non necessariamente conduce a uno sbilancio macro-economico e potrebbe tuttavia non presentare problemi per il governo finanziare codesti deficit.39 37 Oppure il costo ai correnti proprietari - in termini che la diluizione della loro proprietà chiede - è sufficientemente grande, che trovano questa strada poco attraente.
Le strutture contabili ingannevoli non solo contribuirono a un'eccessiva austerità, politiche fiscali smodatamente contrazionarie in un momento di ribasso economico contribuirono anche a non investire in infrastruttura (le spesse aggiunte ai deficit, mentre i benefici furono semplicemente non riconosciuti), e nella crescente instabilità economica. I paesi sarebbero stati incoraggiati ad indebitarsi in dollari visto il più basso tasso d'interesse del dollaro rispetto alle valute locali.40 Il bilancio sembrava migliore. Ma chiaramente, se i mercati funzionassero bene, la differenza tra il tasso d'interesse del dollaro e il tasso d'interesse della valuta locale riflette aspettative sul cambio nelle rate di cambio. Ma i governi (e il settore privato, entrambi, il prestatore e chi prende in prestito) sistematicamente sottostimarono il rischio delle fluttuazioni delle rate di cambio e le conseguenze. Paese dopo paese quello che cominciò come un moderato livello d'indebitamento estero esplose a livelli insopportabili come risultato dei deprezzamenti. Liberalizzazione commerciale Quando, senza soppressa, questo non si verificò, i paesi furono raggirati di nuovo: c'era eccessiva rigidità del mercato di lavoro. I salari dovevano scendere ancora impoverendo i poveri ancora di più. A salari più bassi, le società troverebbe redditizio assumere lavoratori. Questo ignorò entrambe, teoria ed evidenza: Uno dei più grossi avanzi in teoria economica degli ultimi trenta anni è stato l'efficienza della teoria dei salari che dice che a salari più bassi la produttività è più bassa, tanto se la domanda di lavoro cresce poco o tuttavia possibilmente decresce. Lavori empirici negli Stati Uniti hanno mostrato che il salario minimo ha avuto poco o nessun effetto avverso sull'occupazione (Card and Krueger [1995]). In molti dei paesi della regione, il settore informale, nel quale rigide convenzioni non hanno nessun ruolo, è enorme. Se gli economisti del FMI erano corretti allora questo settore da solo sarebbe capace d'assorbire tutto il lavoro; il rigido settore dei salari si ristringerebbe; ci sarebbero differenze salariali e alcune inefficienze dovute a le differenze salariali ma l'economia sarebbe ancora a pieno lavoro. L'evidenza sta emergendo contro questa ipotesi. Infatti, in Argentina, quando il settore informale crebbe fino abbracciare forse il 50% dell'economia, la disoccupazione continuò a crescere: è stata a due cifre dal 1995. Non è la rigidità dei salari42 come le politiche del FMI usano biasimare: spesso per codeste politiche è stata minata l'abilità dell'economia di creare nuovi posti di lavoro., forzata da, fra le altre cose, gli elevati tassi d'interesse. Di conseguenza, la liberalizzazione degli scambi commerciali ha dato luogo ad il trasferimento dei lavoratori non da lavori di bassa produttività a lavori di alta produttività ma da lavori di alta produttività a lavori di bassa produttività. Le cose sono state ancora peggiorare, chiaro, come risultato dell'ingiusto regime degli scambi commerciali. Come possono i poveri contadini del Chiapas competere con i pesantemente sussidiati coltivatori di mais degli Stati Uniti? Man mano che i prezzi del mais caddero con la liberalizzazione degli scambi così facevano anche i redditi dei coltivatori poveri in Messico che dipendono della vendita del mais. Ai lavoratori industriali del Messico Nord è andata meglio man mano che la domanda delle esportazioni verso il Nord America aumentò, ma coloro in fondo alla distribuzione del reddito furono quelli che pagarono il maggior prezzo. 40 In alcuni paesi, l'FMI incoraggiò attivamente i paesi a prendere dei
prestiti in dollari.
Un Ruolo Equilibrato per lo Stato I mercati privati non ebbero il ruolo stabilizzante che i fondamentalisti del mercato affermavano. Perché dobbiamo essere sorpresi: Le forze del mercato non lo sono ami state da sole. L'unica sorpresa è come questi inaspettati risultati siano sembrati stati ai fautori del Washington consensus. Ma addirittura i fautori dei mercati privati mai credettero che potessero risolvere tutti i problemi. Loro, ad esempio, non assicurarono una distribuzione equa del reddito. Uno dei problemi centrali del Washington consensus era la loro stretta visione: loro si concentrarono sull'efficienza economica mentre speravano in qualche modo che altre preoccupazioni sociali sarebbero state coperte in alcun altro contesto. Loro fallirono nei loro stretti obiettivi economici. Ma fallirono anche nella loro stretta definita missione esacerbando di molto i problemi sociali. Diciamo che se le politiche del Washington consensus hanno avuto successo nel promuovere la crescita e la stabilità non è chiaro come mai ci sono state richieste per riformare le riforme. Ma i fallimenti combinati fanno il compito di riformare le riforme un imperativo assoluto. IV. I PRINCIPI DELLA RIFORMA In questa sezione vorrei formulare dei principi generali che dovrebbero essere posti dietro a qualunque agenda di riforma--qualunque agenda per riformare la riforma. Obiettivi Fini e mezzi Concentrarsi sull'inflazione riflette, entrambe, una stretta visione - c'è di più sulla macrostabilità, come abbiamo visto, che soltanto portare giù la percentuale dell'inflazione - e una confusione dei fini con i mezzi. Loro ragionano noi dovremmo concentrarsi sull'inflazione che è quella che può impedire la crescita economica44 e c'è alcuna evidenza che rate molte alte d'inflazione fa ciò.45 Ma le azioni prese per limitare l'inflazione possono loro stesse avere effetti avversi sulla crescita caso nel quale noi dobbiamo bilanciare tutte e due.46 Noi abbiamo visto adesso, in pratica, che concentrarsi eccessivamente sull'inflazione ha soffocato la crescita.47 Infatti, il lavoro di Akerlof e i suoi coautori48 argomenta che il livello ottimo d'inflazione è strettamente più alto di zero - e in Giappone e altrove abbiamo visto gi effetti avversi della deflazione.49 Loro con l'unica idea di concentrarsi sull'inflazione hanno argomentato che una volta l'inflazione comincia non può essere fermata e che i costi d'invertire l'inflazione sono elevati ma entrambe di queste contese non resistono uno scrutinio empirico (Vedere, ad esempio, il Consiglio dei Consulenti Economici - Council of Economic Advisers [1996,1997].)50 43 Il problema delle privatizzazioni e della liberalizzazione è discusso piuttosto ampiamente sotto.
L'eccessivo concentrarsi sull'austerità fiscale però che segue a un eccessivo concentrarsi sull'inflazione ha delle ulteriori conseguenze. Significa che le risorse non sono pienamente utilizzate e lo spreco di risorse non ha soltanto un costo sul benessere oggi ma anche sul futuro. Investimenti, entrambi, in capitale fisico e umano che potevano essere fatti non sono intrapresi. L'FMI ha argomentato che i paesi devono soffrire, e così facendo, presumibilmente, la futura crescita sarà più robusta. Ma soffrire non è se stessa una virtù. Alcune forme di sofferenza impediscono in realtà, non soltanto non crescere oggi ma, non crescere neppure domani. Studi macro-economici confermano ampiamente l'ipotesi quasi nodale che le politiche che conducono oggi a un abbassamento del reddito conducono a un abbassamento del reddito domani e pertanto nel futuro. Permettetemi essere chiaro: Non sto difendendo un'inflazione sfrenata.51 Quello che sto dicendo è che quando un paese attualmente ha delle grandi risorse sotto utilizzate, quando c'è una deflazione presente, uno non dovrebbe fare un feticcio preoccupandosi sul fatto che qualche grado di espansione fiscale potrebbe condurre a un leggere aumento dei prezzi. Orientamento dello sviluppo con una Sensibilità alle Conseguenze Sociali
delle Politiche Economiche Un Riconoscimento dei Limiti dei Mercati ed Una Visione Equilibrata del
Ruolo del Governo Si dovrebbe riconoscere che mentre i mercati possono essere al centro di una economia di successo i governi hanno giocato un importante ruolo. Uno dei più grandi problemi in America Latina è il persistente alto livello d'ineguaglianza. Da soli, i mercati non tratteranno con questo problema e le ricadute economiche dei fondamentalisti del mercato semplicemente non funzioneranno; e anche se funzionassero funzioneranno troppo lentamente. Da soli, i mercanti non assicurano macro-stabilità; e anche se eventualmente l'economia si ricupera da uno shock avverso che conduce ad una disoccupazione alta, i mercati da soli funzionano molto lentamente. 51 Come alcuni critichi sul FMI hanno affermato. Come parte di una comprensione ragionevole dell'economia deve esserci una comprensione del ruolo del governo. La visione di un ruolo del governo nel Washington consensus fu, spesso, squilibrata. Visse il governo come parte del problema dello sviluppo; spesso sembrò chiedere per uno stato minimalista. Gli scandali che affrontano oggi le corporazioni americane hanno mostrato il pericolo dei mercati non regolamentati; hanno mostrato che gli incentivi funzionano ma non necessariamente negli interesi né dell'economia globalmente né dell'azionista ordinario. Loro sono la conseguenza dello stesso pensiero di non regolamentazione che è stato spinto in America Latina. Gli Stati Uniti dovrebbero imparare la loro lezione: l'eccessiva non regolamentazione sotto Reagan (combinata con gli eccessivi tassi d'interesse menzionati prima) condusse alla debacle della S & L, costando non solo pagare miliardi ai contribuenti ma all'economia americana ancora di più, attraverso investimenti allocati male. Evidenziare i fondamentalismi del mercato è credere in una mano invisibile, nell'efficienza dei mercati senza restrizioni. Dobbiamo riconoscere però che con l'informazione imperfetta e i mercati imperfetti - problemi particolarmente rilevanti nei paesi in sviluppo - la mano invisibile può essere semplicemente invisibile perché non c'é. (Vedere, in particolare, Greenwald e Stiglitz [1986]). I fallimenti dei mercati sono comuni. Anche quando ci sono molte società sul mercato, informazioni limitate possono dare ciascuna un certo grado di potere di monopolio. Ciò è spesso, ad esempio, la causa nei mercati dei crediti, specialmente per le imprese di piccola e media taglia ed il marketing in agricoltura, specialmente nei paesi molto sottosviluppati. Questo è uno dei motivi, ad esempio, che anche negli Stati Uniti noi non ci affidiamo alle società private per il marketing dei prodotti agricoli, dalle uva passate alle arance, ma invece ricorriamo alle cooperative; e è anche una delle ragioni per cui le cooperative di credito hanno tradizionalmente giocato un ruolo molto importante. Come le istituzioni internazionali d'economia hanno questionato l'abbandono di paletti sul marketing in molti paesi dell'Africa occidentale, pone, in almeno alcuni casi, la preoccupazione che i contadini abbiano tratto poco profitto; i soldi che di solito andavano ad aiutare a pagare i servizi generali del governo - e in alcuni casi la corruzione - adesso vanno a sostenere i monopoli locali e la mafia e più corruzione locale. Non ci sono teoremi generali che dicono che la liberalizzazione e la privatizzazione nella classe di mondo imperfetto in cui viviamo condurranno a miglioramenti nel benessere di tutta la società. Ci sono teoremi che hanno dimostrato che la liberalizzazione degli scambi commerciali in presenza di rischiosi mercati imperfetti possono in realtà per tutti far peggiorare le cose. (Newbery e Stiglitz [1984]) E ciò dimostra che le uniche condizioni sotto le quali possiamo essere sicuri che le privatizzazioni miglioreranno il benessere sono le stesse altamente ristrette condizioni sotto le quali il teorema della mano invisibile di Adam Smith fu valido. (Sappington e Stiglitz [1987]).52 Ricerche empiriche appoggiano questo scettico approccio (Vedere, per esempio, Rodrik e Rodriguez [2001] nell'area degli scambi commerciali; nel caso dei flussi dei capitali, Rodrik [1998] indica che la liberalizzazione dei mercati dei capitali, usando le misure del FMI, non conducono né a un incremento della crescita né a un maggior investimento. Il fatto è che le acciaierie statali della Korea furono molto più efficienti che quelle private americane, che il settore statale dell'energia francese è più efficiente che quello privato americano, che l'Imprese Comunali e Regionali della Cina sono tra le più imprenditoriali del mondo.) Mentre io credo che fa senso per il governo uscire da aree come l'acciaio, nel quale non c'e un ovvio ruolo per il governo, in aree come l'acqua, elettricità, trasporti e gas, nel quale sì, il governo deve, in una forma o in un'altra, giocare un maggior ruolo, i problemi della regolazione e non regolazione che sono venuti alla luce in California e la Gran Bretagna e una miriade di concessioni in America Latina, dimostrano che le privatizzazioni no sono una panacea e potrebbero in realtà far peggiorare la situazione. E il processo delle privatizzazioni, specialmente quando è smodatamente spinto, è se stesso carico di problemi. I costi del fondamentalismo del mercato non va meglio a livello macro-economico che micro: e parzialmente perché dal suo fallimento apprezziamo i collegamenti tra i due. Oggi, chiaramente, i pochi fondamentalisti del mercato credono che i mercati se correggono se stessi, che non è necessario un governo che giochi un ruolo nella politica macro-economica. Ma, come facciamo notare prima, si usa argomentare che, specialmente nei paesi in sviluppo, il governo è stata la fonte della macro-instabilità: con una prudente politica fiscale e una corretta politica monetaria i paesi non affronterebbero delle crisi. La crisi Est-Asiatica seppellì quel particolare mito. Questi paesi hanno avuto dei surplus fiscali e inflazioni molto basse. Sono state le debolezze delle istituzioni finanziarie - causate in parte da una sotto regolamentazione. 52 vedere anche Herbert Simon [1991]. Non solo le politiche del Washington consensus non hanno avuto successo nel realizzare la macro-stabilità: esse hanno, parzialmente per le ragioni citate prima in questo documento, contribuito in realtà alla macro-instabilità attraverso le politiche di liberalizzazione dei capitali e dei mercati finanziari. L'ironia è che i paesi che hanno avuto successo - entrambi, i paesi avanzati industriali di Europa e Nord America e la rapida crescita delle economie dell'Est Asiatico - hanno intuitivamente riconosciuto la necessità di un equilibrio tra i mercati e lo stato. La versione dell'economia di mercato che si sta affibbiando ai paesi in sviluppo non corrisponde, per esempio, a quella degli Stati Uniti. Negli Stati Uniti, la banca centrale (la Riserva Federale) non solo si concentrò sull'inflazione ma anche sull'occupazione e sulla crescita; c'è un'accettazione dei deficit - addirittura grandi deficit - quando c'è un rallentamento dell'economia.53 Negli Stati Uniti esiste una forte opposizione alla privatizzazione della sicurezza sociale e il governo e il maggiore fornitore di elettricità sebbene ci siano stati leggeri tentativi di privatizzarle tenacemente respinti.54 Non un singolo "Migliore" Sistema o Politica "Corretta" Il problema è che i mercati finanziari55 e l'FMI che spesso rappresenta i loro interessi e ideologia, spesso agiscono come se ci fosse un singolo insieme di politiche dominanti. Questo è contrario ad una delle prime lezioni che insegniamo in economia, l'esistenza degli interscambi (trade-off). Il ruolo del consulente economico è identificare questi interscambi. La scienza della economica, chiaramente, enfatizza i limiti della nostra conoscenza, le incertezze associate non solo con il futuro ma con le conseguenze di azioni alternative. L'analisi di incidenza non solo identifica chi guadagna e perdi da ogni politica, ma anche chi assume i rischi associati ad essa. Il ruolo del processo politico è fare delle scelte, consapevole degli interscambi, consapevole dei guadagni, delle perdite, di alcune politiche che comportano più rischi, alcune meno, alcune politiche coinvolgendo certi gruppi assumendo quei rischi. Ci sono degli interscambi nel corto e lungo periodo. Quando consulenti terzi tentano di vendere una particolare politica come la politica giusta - insinuando che non ci sono interscambi, né rischi, né alternative - i governi ed i cittadini dovrebbero diventare sospettosi. 53 Nel 1992, il deficit Americano era vicino al 5% del PIL. Se gli Stati
Uniti avessero privatizzato la sicurezza sociale (o se i ricavi della sicurezza sociale
sono esclusi), il deficit raggiunge l'8% del PIL. Questi numeri sono assai lontani da
quelli in Argentina, o la maggior parte degli altri paesi in America Latina più grandi
di quegli in Argentina o la maggior parte degli altri paesi in America Latina che sono
stati criticati di sregolatezza sui bilanci.
Così, anche, gli avvocati del capitalismo stile americano hanno agito come se ci fosse una sola forma dominante d'organizzazione economica e se sentirono così specialmente dopo il crollo del comunismo. Sebbene i recenti eventi hanno preso alcune delle lucentezze del capitalismo stile americano, questi crociati non hanno mai capito né il sistema economico americano e che l'ha fatto funzionare, né quello di altri paesi; loro hanno sottostimato il ruolo che il governo ha giocato - ad esempio, le politiche industriali dalla agricoltura al high tech, dalla creazione della industria delle telecomunicazioni, nel 1842, con la posa della prima linea telegrafica, al moderno internet, o le politiche regolatrici che sono così importanti per il funzionamento dei nostri mercati obbligazionari e sistemi bancari - e addirittura sottostimato il ruolo delle istituzioni non governative non profit, siano cooperative agricole e di credito o delle università, ospedali e fondazioni. Loro hanno sottovalutato ugualmente il successo di versioni alternative al capitalismo come quella presente in Svezia. Loro non hanno presentato le riforme dei primi 90 in quel paese come un abbandono del loro tradizionale modello di stato assistenziale. Ciò è sbagliato: loro [Svezia] hanno affinato il loro sistema. Il livello di protezione sociale rimane molto più alto che negli Stati Uniti, il ruolo del governo rimane molto più ampio che negli Stati Uniti, tuttavia loro sono stati da ogni punti di vista un successo per la Nuova Economia - mostrando una crescente stabilità pur l'attuale rallentamento economico. Potrei argomentare che il loro successo è, almeno in parte, dovuto alla loro forti protezioni sociali: un'essenziale parte del successo è la volontà di prendere dei rischi e la robusta rete di sicurezza della Svezia rinforza l'abilità e la buona volontà degli individui per fare così. Politica Economica Una delle maggiori riforme dell'America Latina è stata la sua democratizzazione. In modo crescente è riconosciuto che la democrazia elettorale - dove le elezioni sono comprate, donde i media sono controllati da certi speciali interessi o addirittura quando i cittadini non hanno la conoscenza richiesta per essere votanti informati - di per sé non è sufficiente. Chi sono quelli in Venezuela, i due terzi della popolazione che rimane in povertà in un paese ricco in petrolio dove i frutti della loro ricchezza sono andati a finire a particolari gruppi, che pensano in una democrazia elettorale dove, almeno prima dell'avvento di Chavez, semplicemente perpetuava questo stato negli affari? Oggi, in tutta la regione coloro che sono stati messi da parte in passato esigono una voce. Le democrazie elettorale del passato, qualunque siano i loro meriti, non hanno onorato i loro impegni. Ciò è quello che loro sanno. C'è, chiaramente, molte connessioni tra il regime politico e il successo economico56: paesi affrontando disordini sociali e politici non creano un buon ambiente per gli affari. Le politiche del passato hanno messo in movimento un circolo vizioso: macropolitiche fallite che hanno portato a un'alta disoccupazione che hanno condotto, o almeno contribuito, a una violenza urbana e guerra di guerriglie, e alla loro volta, hanno scoraggiato gli investimenti e impedito la crescita. Stabilizzazione - o più precisamente, stabilizzazione sbagliata, con un eccessiva focalizzazione in eliminare l'inflazione attraverso politiche fiscali e monetarie eccessivamente contrazionistiche, non solo non hanno condotto sé stesse alla crescita ma hanno alimentato una spirale ribassista. Un senso di frustrazione dalle politiche economiche dettate da interesse speciali, dentro i loro paesi, oppure peggio, dentro i paesi avanzati industrializzati, peggiora soltanto l'insoddisfazione. Ci sono altri collegamenti tra il successo economico e la politica. Le concentrazioni di ricchezza economica possono, anche nelle democrazie, dare luogo a concentrazioni nel potere politico, mentre limitando lo scopo della regolamentazione o delle imposte ridistributive o la sua abilità per aumentare le tasse, impedire la capacità dello Stato di compiere le sue funzioni vitali. Allo stesso tempo, gli estremi dell'instabilità ha condotto alla erosione della classe media, i gruppi che erano stati il supporto dello stabilimento delle regole di legge così necessarie per il funzionamento effettivo dell'economia di mercato. Le politiche del Washington consensus diedero scarsa attenzione ai problemi della distribuzione. Ma politica ed economia sono intricatamene attorcigliate. Anche se uno si interessa poco dalla povertà o dell'ineguaglianza, la distribuzione del reddito, entrambe, diretta ed indiretta, attraverso i processi politici, è importante per la performance dell'economia.57 Queste preoccupazioni devono essere centrali in qualsiasi agenda per riformare la riforma. Oltre i principi economici 56 Questa lista non ha voluta essere omnicomprensiva. Letteratura
sviluppata recentemente ha enfatizzato l'importanza della partecipazione e il senso di
proprietà al successo dello sviluppo. Vedere, e.g. Stiglitz [2001b]. Una partecipazione
significativa nel processo elettorale richiede, chiaramente, che i cittadini siano
informati su quello che sta facendo il loro governo e su quello che si propone fare.
Questo implica che la trasparenza del governo ed il diritto dei cittadini a sapere
perfezionato dalla effettiva libertà agli atti di informazioni, sono essenziali.
Mentre la Svezia ha avuto tale legislazione da più di duecento anni, negli ultimi
anni sempre più paesi hanno adottato tali riforme.
V. ELEMENTI DELL'AGENDA DI UNA RIFORMA I principi della sezione precedente provvedono una guida in pensare come riformare la riforma. Ho criticato il Washington consensus non soltanto per quello che c'era sull'agenda ma anche per quello che non c'era e guardando quello che c'era e non uno trova una migliore visione non soltanto del ruolo ideologico ma anche degli interessi. In alcuni paesi, la mezzadria è una forma comune d'agricoltura. Sotto la mezzadria, 50% (in alcuni casi anche di più) della produzione la si prende il proprietario della terra. L'attenuazione degli incentivi è ovvia. Normalmente, l'FMI parla criticamente sulle alte tasse: riducono gli incentivi. Ma gli effetti avversi della mezzadria sui molti poveri non è meno importante. La riforma sulla tenenza della terra non è mai stata nell'agenda del FMI o perlomeno non ha avuto nessun risalto, per ovvie ragioni. Per enfatizzare la differenza fondamentale tra l'approccio del Washington consensus allo sviluppo e quello che sto difendendo qui, vorrei cominciare con quelle parti dell'agenda che trattano dei problemi a cui prima è stata data poca attenzione. Ognuno degli articoli elencati sotto potrebbero essere da soli il soggetto di un documento e ci sono molte altre riforme - e.g. alle istituzioni politiche - alle quali oggi non possiamo dedicare tempo. Ho criticato il Washington consensus per essere smodatamente generale nei suoi obbiettivi; l'agenda della riforma sotto potrebbe essere criticata per essere ugualmente smodatamente generale. Credo, tuttavia, che la Banca Mondiale ha avuto ragione nell'accentuare la necessità di un approccio comprensivo58 e mentre nessun governo può dare retta a tutti i punti contemporaneamente sarebbe un errore ignorare qualunque di queste dimensioni. Mobilitazione sociale L'istruzione è così importante perché affetta il ceto medio della prossima generazione: affetta, per esempio, i loro atteggiamenti verso il cambio e la tradizione. Migliora il loro intendimento sui loro diritti e le loro responsabilità, il ruolo dell'individuo e lo stato. Nel diciannovesimo secolo, una delle funzioni dello sviluppo iniziale della pubblica istruzione è stata fornire una disciplinata forza di lavoro con la necessaria quantità d'istruzione. Oggi, vogliamo una cittadinanza che difende i suoi diritti, preparata per il processo di imparare tutta la vita, che ha le abilità necessarie per funzionare in una società moderna (e.g. abilità di calcolo) ed il dominio delle lingue richieste. In molti dei paesi più poveri, per almeno il prossimo quarto di secolo, grandi frazioni della popolazione rimarranno nelle fattorie e per queste l'istruzione non è solo un modo per venirne fuori: non solo addestramento per lavori urbani, ma maestrie che possono aumentare la produttività all'interno del settore rurale. La conoscenza sulla salute e sull'ambiente può avere immenso effetto sulla qualità della vita d'ogni giorno e influire la sostenibilità dell'ambiente e anche una lunga durata degli standard di vita. L'imprenditorialità sarà la chiave del futuro ed imprenditorialità, così come le altre capacità e conoscenze per il successo negli affari, può essere pure insegnata. In alcuni paesi in sviluppo, gli schemi di micro-credito hanno dimostrato essere un'importante strumento per la mobilitazione sociale. Molta della discussione sul micro-credito ha enfatizzato gli aspetti economici, il procurare credito alle famiglie povere, specialmente donne povere, che altrimenti non avrebbero accesso. 58 Vedere, e.g. Wolfensohn [1998] e Stiglitz [1998]. Ma i promotori originali del micro-credito credettero che molta era la posta in gioco. Loro volevano rovesciare le strutture di potere nei villaggi locali dando più potere economico alle donne povere che prima erano state effettivamente snobbate. (disenfranchised). E ciò è perché in Bangladesh, uno del principale promotori del microcredito , BRAC59, ha integrato i programmi di microcredito con programmi di istruzione, incluso quelli concentrati sull'istruzione femminile, dando enfasi sull'ambiente, sulla salute e sui diritti legali. I media possono avere un importante ruolo -- ma non se i media sono controllati da alcuni pochi individui ricchi e è pesantemente concentrato, come è il caso in molti paesi. Il Governo deve passare, e rafforzare, una legislazione che assicuri la diversificazione dei media, ma deve anche assicurare, la maggior partecipazione possibile, e.g. attraverso l'appoggio a radiostazioni delle comunità e radiostazioni controllate da Organizzazioni Non Profit. In anni recenti c'è stata una crescente attenzione sull'ambiente. Ma in certi circoli sembra che un buon ambiente è visto come un lusso da ricchi: i poveri non possono permettersi di dare attenzione a tali questioni. Ma vorrei argomentare60 che, almeno in molti casi, la crescita, la riduzione della povertà e la protezione dell'ambiente sono complementari: l'erosione dei terreni di proprietà comune o il fallimento sul controllo della popolazione vorranno dire che, nel futuro, entrambi, peggior ambiente e maggiore povertà saranno presenti. In molte parti del mondo le comunità hanno tradizionalmente trovato il modo di gestire l'ambiente per il ben comune. La Tragedia della Proprietà Comune che alcune volte si presenta come il fallimento in stabilire diritti ben definiti sulla proprietà delle risorse comuni è, troppo spesso, il risultato dell'intrusione delle (imperfette) forze di mercato nelle culture tradizionali. Più generalmente, il recente lavoro della Banca Mondiale61 ha enfatizzato l'importanza della cultura, migliorando il senso d'identità e di comunità, così importanti per un lungo benessere. Il processo dello sviluppo, quasi dappertutto, è stato accompagnato dalla urbanizzazione, ed oggi, una delle principali sfide che affrontano molti paesi in sviluppo è come fare vivibili le città. Un aspetto di una città vivibile è l'ambiente: la creazione di sistemi di trasporti pubblici ed urbani che evitino l'inquinamento dell'aria che ostruisce molte città e lo stabilimento di parchi pubblici, che non solo forniscono un luogo per rilassarsi ma aiutano a creare anche un senso di comunità. Un altro aspetto dello sviluppo associato con l'urbanizzazione è l'indebolimento delle reti tradizionali di sicurezza sociale di cui le comunità e le famiglie erano state prima provviste. Come ho fatto notare, un'importante dimensione della povertà è l'insicurezza e mentre ho discusso che le riforme economiche devono essere disegnate per migliorare la stabilità economica e ridurre i rischi, in realtà non importa quanto saranno di successo le riforme i paesi in sviluppo saranno colpiti da scosse. Il governo necessita creare una rete di sicurezza sociale, lavorando con organizzazioni non governative che spesso possono provvedere effettivi meccanismi di transizione. In alcuni paesi, c'è stata una preoccupazione sugli eccessi in alcune aree della rete di sicurezza sociale, in particolare, i programmi di pensione. Indubbiamente, questi dovranno essere riformati. In molti casi, i programmi furono disegnati male; incentivi perversi furono messi in gioco, e.g. dare grandi aumenti salariali poco prima di andare in pensione; e questi incentivi perversi hanno avuto effetti perversi, con benefici di pensionamento bene oltre i livelli originalmente intesi. Ma come procedono le riforme, esse devono essere sensibili alle preoccupazioni fondamentali che hanno generato questi programmi. Aumentare l'Equità e Lottare contro la Povertà 59 Comitato di Miglioramento Rurale del Bangladesh.
Il primo articolo in un'agenda di anti-povertà dovrebbe essere l'impegno del governo alla creazione di posti di lavoro, di lavoro decente, nelle parole dell'ILO, per ciascuno: dovrebbe essere il diritto fondamentale di tutti in una società, chi è disposto a lavorare avere un lavoro, e la responsabilità fondamentale di un governo è assicurare che quel diritto sia adempiuto. Ogni governo che va a vuoto, che fallisce miseramente, come spesso accadde, dovrebbe perdere il suo mandato. Così, ci sono necessità che devono essere considerate cambiando la mentalità focalizzata soltanto sulla lotta all'inflazione, per una di promozione alla crescita e creazione di posti di lavoro. Noi capiamo alcuni degli impedimenti alla creazione di posti di lavoro, la mancanza di credito e le sopravalutate rate dei cambi.62 Ciò è perché la gestione macro-economica è così importante: se conduce a sopravalutate rate di cambio e elevati tassi di interesse, non ci sarà creazione di posti di lavoro. Noi dobbiamo capire anche che i mercati dei capitali non sono mercati ordinari nei quali l'efficienza richiede un "singolo prezzo" il quale può essere ben descritto come se ci fosse un'asta. In tutti i paesi il governo ha giocato un importante ruolo nel provvedere credito - agli studenti, alle famiglie, ai coltivatori, ai piccoli e medi imprenditori, per l'esportazioni. Per essere sicuri, questi programmi devono qualche volta essere abusati, ma noi ora sappiamo meglio come fornire protezioni contro questi abusi. Per promuovere l'equità e lottare contro la povertà si deve cominciare con programmi d'istruzione e di salute di lunga durata. Adesso noi sappiamo gli effetti snervanti che una malattia può avere e abbiamo gli attrezzi per ridurre la malattia e le sue conseguenze. Ma c'è di più sulla salute che solo la cura della salute: abbiamo bisogno di promuovere stile di vita sani, incluso la lotta contro il fumo e l'abuso di sostanze e promuovere il consumo di vegetali e una dieta equilibrata. Il successo nella lotta per la equità e contro la povertà richiede tanto un rafforzamento economico come un rafforzamento politico. Nel settore rurale, che comporterà la riforma sulla terra - che vuol dire riforma sulla ridistribuzione della terra col provvedimento di credito ed accesso alla tecnologia. La tenenza della terra è importante ma deve esser vista solamente come un componente di un programma più vasto. La tenenza della terra, collateralmente, migliora l'uso della terra ma sarà effettivo solamente dove c'è un mercato agricolo ben funzionante. In entrambi, il settore rurale e il settore urbano, devono esserci programmi per promuovere il risparmio. I recenti crolli dei sistemi bancari hanno eroso la confidenza nel settore finanziario. Abbiamo bisogno di cercare modi di provvedere garanzie di governo credibili per i piccoli risparmiatori nella consapevolezza che questo problema di confidenza dovrebbe incidere sulle strategie per la ristrutturazione della banca nei paesi in crisi. Una possibilità per incoraggiare l'uso di istituzioni finanziarie domestiche è avere una sorta di risparmi del governo legati ai conti dei piccoli risparmiatori (una sorta di "credito d'imposta sul reddito" per i risparmi degli individui di basso reddito). La tassazione deve essere fatta in modo più equa. L'IVA non è una tassa equa; in molti dei paesi in sviluppo è una tassa che né è consistente con l'efficienza economica né promuove la crescita, è una tassa sul settore formale - quello che dovrebbe essere promosso nel processo di sviluppo. E come i molto ricchi spesso spendono somme sostanziali del reddito all'estero non rappresenta neanche una tassa proporzionale sul consumo. 62 Ci sono altri, come una eccessiva protezione del lavoro che incrementa i costi d'assumere un lavoratore, ma per ragione spiegate prima, non credo che queste siano primarie, almeno in molti dei paesi della regione. Lo scopo della politica sulle tasse dovrebbe promuovere l'equità, la stabilità e una crescita sostenibile e la sua struttura dovrebbe essere resistente alla corruzione. Pertanto, noi dovremmo fare affidamento di più sulle tasse indirette, come quelle imposte sulle grosse macchine e i beni di consumo di lusso, consumi in lunga misura dei ricchi (e molti importati). Noi dovremmo tassare merci come il petrolio e il carbone che sono dannosi per l'ambiente, imporre tasse più alte sui redditi associati con le risorse naturali o monopoli o quasi monopoli, come i settori delle telecomunicazioni o del cemento in alcuni paesi di America Latina. Dovremmo imporre alte tasse progressive sulle grosse proprietà, grosse proprietà terriere - e pensare sul modo che noi possiamo indurre i grossi possessori della terra ad assumere più lavoratori, ad esempio, garantendogli riduzioni sulle tasse o crediti per l'assunzione di lavoratori. Dovremmo anche considerare tasse sui flussi dei capitali a corto termine dentro e fuori di un paese - aggiustando la percentuale alle circostanze economiche (e dovremmo usare altre misure per stabilizzare il flusso dei capitali e ridurre l'esposizione, come provvedimenti che colpiscano le deduzioni sui prestiti a corto termine in valuta estera e regolamentazioni bancarie per scoraggiare obbligazioni estere a corto termine, causanti, come già accennato, di generare i noti problemi). Creando un buon ambiente per gli affari La nostra comprensione di come il governo può fare questo rappresenta uno dei più importanti cambiamenti nel pensiero sullo sviluppo nei recenti anni. Nelle decadi immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'attenzione si centrò sulla costruzione di una infrastruttura. Nelle decadi del dominio del Washington consensus, l'attenzione si centrò in togliere il governo dalla strada, e.g. minimizzando le regolamentazioni e privatizzando le infrastrutture. Sappiamo che c'è un importante ruolo del governo, un ruolo che va al di là dei progetti e anche al di là delle politiche (come quella di promuovere la macro-stabilità), sebbene entrambe rimangono importanti - il mercato spesso non vede la necessità di progetti di infrastruttura, come strade rurali e, come abbiamo fatto notare, la privatizzazione delle infrastrutture è stata punteggiata da problemi e il mercato da solo non ha prodotto la macro-stabilità. Oggi i teorici dello sviluppo puntano sull'importanza delle istituzioni, sebbene addirittura qui la discussione è spesso non equilibrata, con più attenzione ai problemi sollevati dalla corruzione nel settore pubblico che sulle voragini nelle direzioni delle corporazioni del settore privato; nella creazione di una banca centrale indipendente, centrata sulla lotta all'inflazione che in una più rappresentativa delle preoccupazioni dei cittadini, con una bilanciata prospettiva nella lotta contro l'inflazione, con la promozione della crescita e dell'occupazione oppure nella creazione di istituzioni finanziarie che assicurino il flusso di credito su tutta la popolazione. Purtroppo, possiamo parlare di più su quello che è necessario che su come creare ciò che ha bisogno di essere creato. Ho già delineato i due degli ingredienti centrali : istruzione e credito. I paesi che hanno fatto meglio in Europa recentemente, come Irlanda ed il Portogallo, hanno avuto un forte, ben regolamentato, sistema bancario locale e buoni sistemi istruttivi. Durante lo sviluppo degli Stati Uniti nel diciannovesimo e ventesimo secolo, molta enfasi fu messa sulle banche locali visto il riconoscimento che fu dato all'importanza dell'informazione locale per dare credito; c'era la legittima preoccupazione che un sistema bancario concentrato, concentrato a New York, esaurirebbe via le risorse del resto del paese e impedirebbe uno esteso sviluppo. Non fu fino agli anni novanta (1990) che il sistema bancario nazionale fu permesso. Tuttavia, internazionalmente, abbiamo insistito che i piccoli paesi si aprissero alla banca internazionale, dando poca attenzione se quelle banche provvederebbero credito alle piccole e mediane firme. Argentina ha mostrato che le banche internazionali non assicurano la stabilità del sistema bancario. Alcuni pensarono che la "banca madre" poteva venire al riscatto delle sue sussidiarie; certamente molti depositanti sembrarono essere stati portati a questa credenza. Ma nulla di ciò accadde. Livellare il campo di gioco e promuovere la crescita, necessità da imporre simile all'Atto di Riinvestimento della Comunità (Community Reinvestment Act): banche con risorse raccolte in un paese devono dar credito dentro quel paese con porzioni significative ad imprese nazionali di piccola e media taglia. Altre azioni per promuovere piccoli imprenditori, come creatori di aziende, devono essere tentate. Ci sono stati, in tutto il mondo, dei notabili successi. Il marchio di garanzia del primo periodo di successo in America Latina furono le politiche industriali. Tali politiche hanno avuto, nel corso della passata quarta centuria, ingiustificabilmente, una brutta reputazione. Prima, io descrissi l'importante ruolo che hanno avuto nello sviluppo degli Stati Uniti e credo che loro furono pure importanti nello sviluppo dell'Est Asiatico. Ma politiche che funzionarono in un'era possono essere meno effettive in un'altra, e il regime di commercio globale ha imposto limitazioni sull'estensione alle quale i governi possono avvalersi di tecniche standard, anche se a loro sarebbe piaciuto aver fatto così. Non vorrei riproporre i problemi con altre strategie in America Latina o gli abusi della politica industriale. Come molte altre politiche, può essere un effettivo strumento per la crescita ma può essere anche soggetta ad abusi. L'Amministrazione Clinton, nella quale servii, credette fortemente che tali politiche ebbero potuto avere un importante ruolo nello sviluppo dell'economia americana e dovrebbero essere anche più impellenti necessità per i paesi in sviluppo. Il fatto che il Tesoro Americano era più tollerante a grosse garanzie per Wall Street oppure altri certi casi di prosperità aziendale che per interventi di mercato che promuovessero la tecnologia, a casa o all'estero, dice di più sul ruolo degli interessi e l'impurità dell'ideologia che sulla saggezza di certe politiche economiche. Il Governo ha avuto in passato, e può nel futuro, un ruolo catalitico: non solo può fare funzionare meglio i mercati, può aiutare a modellare l'economia, più importante, attraverso le infrastrutture fisiche, istituzionali ed educative, e.g. assicurando che ci sia una forza di lavoro preparata (educata). Parte di quel ruolo catalitico nell'economia d'oggi è aiutare a promuovere il riconoscimento dei cambi nella struttura che stanno accadendo attraverso il mondo: la riduzione del settore manifatturiero, la crescita del settore dei servizi, l'abilità dei servizi e dei beni di muoversi attraverso i confini. I paesi che hanno avuto una rapida crescita nell'ultima decade - e la maggior creazione d'occupazione - sono stati quelli che si sono accomodati se stessi a, ed anche sostenuto, questi cambi. Evidentemente le regolamentazioni possono soffocare gli affari: le regolamentazioni devono essere riesaminate, riconoscendo che l'obbiettivo non deve essere la deregolamentazione, ma trovare la giusta intelaiatura regolatrice, una che faccia funzionare l'economia di mercato e che minimizzi il non necessario onore regolatore, e.g. provvedendo centri regolatori. L'incertezza regolamentare - e la corruzione che spesso viene associata con la discrezione regolatrice - ha dimostrato di essere un impedimento importante per gli affari. Ci sono modi con i quali la corruzione può essere seguita e adesso contiamo con strategie per ridurla. La corruzione, certamente, come stiamo imparando, può esserci nel settore privato come nel settore pubblico e la trasparenza può essere almeno parzialmente una condizione contro la corruzione. Strutture legali che assicurino un buon governo corporativo - un sistema di controlli ed equilibri, che protegga gli azionisti contro l'avidità sfrenata del management, azionisti di minoranza contro azionisti di maggioranza, obbligazionisti contro azionisti, obbligazionisti minori contro grossi obbligazionisti - sono necessarie ma difficili da progettare e ancora più difficile da implementare. La macro stabilità è critica per mantenere un buon ambiente negli affari - la vera stabilità, non quella in nome della stabilità dell'ultima decade. Recessioni, depressioni, sono dannose per gli affari e politiche- come la liberalizzazione dei mercati dei capitali e la poveramente disegnata regolamentazione bancaria, regolazioni bancarie che hanno automatici non stabilizzatori al loro interno - che conducono a instabilità devono essere evitate. Per essere sicuri, i governi devono evitare eccessiva inflazione tanto quanto devono evitare la deflazione. Ma c'è di più per la stabilità che tutto ciò. Mantenere la stabilità di fronte a un ambiente altamente instabile, con fluttuazioni enormi nelle rate dei cambi e i prezzi delle merce, non sarà facile. I paesi avranno bisogno di imparare come gestire questi rischi, incluso attraverso la diversificazione dei prodotti, la creazioni di fondi di stabilizzazione, l'uso di politiche tassative e di credito (non solo valutarie) anticicliche e modulando i flussi di capitale a corto termine. C'è, evidentemente, molti altri problemi sui quali non abbiamo parlato: i sistemi di trasporto, specialmente nelle aree rurali, devono essere migliorati se gli individui del settore rurale devono avere accesso ai mercati. In alcuni casi, ci sono "mercati perduti" o competizione così limitata che i piccoli produttori ei consumatori sono sfruttati oppure entrare non è possibile. è importante che ci sia competizione effettiva e politiche regolatrici: di nuovo, il fallimento può venire da un governo che gioca un ruolo troppo piccolo, come di uno che può essere troppo intrusivo. In alcuni casi il governo dovrebbe considerare promuovere delle cooperative che hanno avuto un ruolo così importante in molte economie di mercato, ad esempio, quelle degli Stati Uniti e della Scandinavia. Ho enfatizzato l'importante ruolo del governo, ma il governo può avere solamente questi ruoli se non è catturato da interessi speciali e se è relativamente libero dalla corruzione. C'è bisogno che ci sia una regola di legge, efficace ed equamente rafforzata. Può esserci la stessa preoccupazione per l'efficienza e l'efficacia nel settore pubblico che per economie di mercato funzionanti bene. Queste sono sfide per tutti i paesi, non solo dei paesi in sviluppo. Queste sono battaglie che non sono mai finite: ci sono sempre interessi speciali a cui piacerebbe usare il potere dello stato per promuovere i loro interessi piuttosto che promuovere una crescita equa e sostenibile. Le buone notizie sono che noi abbiamo visto paesi, entrambi in sviluppo e sviluppati, che hanno fatto grandi passi in avanti nel creare governi rispondenti, effettivi, trasparenti e democraticamente responsabili. Ho avuto poco da dire su problemi standard come privatizzazione e liberalizzazione che necessitano essere riformate. Le debolezze del passato ora sono ben documentate. Né ho avuto molto da dire sulla riforma del mercato del lavoro - eccetto quello di avvertire prima contro il pensiero semplicista che vorrebbe flessibilità sul mercato del lavoro: tale flessibilità non può condurre ad una maggiore occupazione aumentando la povertà e la instabilità. Ho commentato molti di questi temi dovunque63; ed una completa esposizione dell'agenda di riforma deve attendere un'altra occasione. 63 Vedere, per esempio, Stiglitz [2002b] o Stiglitz [1999a]. VI. COMMENTI FINALI Ho delineato qui una nuova agenda per le riforme. Esitai ad usare quel termine visto il tono negativo che la parola Riforma ha avuto nei recenti anni. Ma Riforma semplicemente vuol dire cambio, e la Riforma stessa deve essere Riformata. Ho concentrato i miei commenti su quello che possono fare i paese della regione, visto l'attuale regime internazionale. Altrove, ho discusso che quel regime ha problemi fondamentali: ci sono ora ben documentate iniquità nei regimi globali di scambio commerciale e il regime globale finanziario non è solo iniquo ma è inerentemente instabile. Visto che la somma dei deficit nel mondo deve uguagliare la somma delle eccedenze, se alcuni paesi, come il Giappone e la Cina, insistono in avere eccedenze, gli altri - in totale - devono essere in deficit. E se paesi con deficit sono probabilmente afflitti da crisi, le crisi quindi sono davvero inevitabili. Così come un paese indirizza il suo problema, ad esempio cambiando la sua rata di cambio, si muove da deficit ad eccedenza (come la Corea fece dopo la sua crisi), alcuni altri paesi quindi dovranno entrare in deficit o i loro deficit peggiorare. Questa è la semplice aritmetica de la finanza globale.64 I paesi della regione hanno imparato - con grande loro dolore - sull'instabilità dei mercati globali del capitale nonché le loro inefficienze: mentre principi economici standard suggerirebbero che sono i paesi ricchi del mondo che meglio sopportano i rischi dei tassi d'interesse e le fluttuazioni dei cambi, sono pertanto loro, in un mercato che funziona bene, ad affrontare i rischi, mentre in pratica i paesi poveri sono costretti a farlo. I paesi della regione dovrebbero approfittare della globalizzazione, ma dovrebbero cercare di plasmare la globalizzazione ai loro propri termini. Una Libera Area di Scambio delle Americhe potrebbe essere di enorme beneficio per i paesi della regione, pero soltanto se gli Stati Uniti apre i suoi mercati , tutti i suoi mercati, ai prodotti della regione - che vuol dire non solo aprire i suoi mercati agricoli e tessili, ma eliminando i sussidi agricoli e abbattendo le miriade di barriere tariffarie che gli Stati Uniti hanno utilizzato anche contro i suoi vicini Canada e Messico. E un accordo di libero commercio non può essere utilizzato per promuovere politiche, sotto la rubrica di "protezioni all'investimento" che sarebbero altrimenti inaccettabili (come può essere il caso del NAFTA) oppure un regime di proprietà intellettuale non equilibrato (come era discutibilmente il caso sotto il Trattato di Uruguay). La liberalizzazione dei mercati di capitale è stata una delle maggiori fonti di instabilità nella regione ed anche l'FMI ha riconosciuto che porta dei rischi senza ricompensa. Ancora gli Stati Uniti, nei suoi accordi commerciali bilaterali (con Singapore ed Cile), insiste in proporla. In questo discorso, ho tentato non solo di identificare le debolezze della prima agenda della riforma ma anche di collegare i fallimenti con le sue politiche: è di più, che solo una questione di cattiva fortuna o, come i difensori del Washington consensus vorrebbero porre, una inadeguata implementazione. Per ultimo, politiche ben progettate devono essere fatte per essere implementate da comuni mortali nel volatile ambiente nel quale viviamo. Nonostante, i fallimenti sono ancora più fondamentali: loro mostrano quanto c'era e non, quanto fu accentuato e non. Molte di queste "riforme", sulle quali l'attenzione fu concentrata, hanno contribuito ai problemi della regione. Ho speso una considerabile quantità di tempo parlando su alcuni punti che hanno ricevuto meno attenzione a quella che dovevano. Ho discusso qui che noi abbiamo bisogno di formulare un insieme di politiche economiche che riflettano un buon equilibrio tra mercati e governo, che riconoscano il ruolo critico che entrambi devono avere se l'economia deve funzionare, che riconoscano che certi ruoli devono cambiare col tempo, dipendendo dalle forze delle istituzioni, in entrambi settori, il pubblico e il privato, che riconosca che le strategie di sviluppo devono concentrarsi in simultaneamente fortificare entrambi65. Noi abbiamo bisogno pure di portare la nostra attenzione fuori da una eccessiva attenzione sull'inflazione per concentrarsi sulla creazione di posti di lavoro; da ristrutturare e privatizzare le imprese esistenti creandone invece delle nuove. Noi abbiamo bisogno di muoverci da credere in soluzioni economiche cascate per osmosi (o anche da interpretazioni moderne che ho identificato come osmosi +, la quale aggiunge a la semplicista del Washington consensus una preoccupazione per l'istruzione primaria specialmente per le ragazze) a un'esplicita attenzione sulla povertà - in tutte le sue dimensioni e un riconoscimento che uno non può separare le politiche economiche dal loro contesto sociale e politico. Come enfatizzai nella mia conferenza Prebish all'UNCTAD, lo sviluppo è più che soltanto accumulare capitale e migliorare l'efficienza con le quali le risorse sono stanziate, sebbene importanti. In qualche modo, si crede che lasciando i mercati lavorare, da soli, i paesi si svilupperanno. Questo non è accaduto e non accadrà mai. Ma, incoraggiando, costringendo i paesi a concentrarsi in una agenda economica stretta - una infine fuorviante -, toglierà l'attenzione dalle mete più lungimiranti di riforma della società, nella quale la riforma della terra, l'educazione, i diritti economici e politici, siano rappresentanti più preminentemente. 64 Sto lavorando attualmente in un libro col mio collega Bruce Greenwald
dettagliando queste debolezze ed esponendo un set di riforme da proporre. Vedere anche
Soros [2002].
Oggi, noi riconosciamo le difficoltà dei processi economici, sociali e politici. C'è una aperta discussione dei problemi messi tra un regime politico e un altro. Ma c'è stata una insufficiente attenzione sul ruolo che le politiche - incluse quelle economiche - giocano nel plasmare il regime politico; o l'impatto sul modo come le riforme sono state implementate nel processo politico. In Russia, alcuni spinsero l'idea di una rapida privatizzazione, senza importare come fosse fatta, credendo ingenuamente (che ho nominato come il teorema di Coase politico) che una volta il controllo sulla proprietà fosse distribuito, una regola di legge emergerebbe. Non accadde ed era prevedibile. Non fu Rockefeller che spinse per leggi antitrust alla fine del diciannovesimo secolo, né è stato Gates che ha spinto oggi a rafforzare la legge in questo senso. Infatti, ci sono stati tentativi di far tagliare i fondi per un effettivo rafforzamento delle leggi antitrust da quelli che potevano essere colpiti. Egrave; stato, e continua ad esserlo, la borghesia che è stata la più importante risorsa di appoggio per regolamentare la legge66 ed è stata la borghesia che è stata devastata da alcune delle politiche del Washington consensus. Se sviluppo è infatti la trasformazione della società, noi abbiamo bisogno di pensare con attenzione su quello che comporta e come la trasformazione può essere promossa più efficacemente. La neoliberale agenda della riforma fallì nei suoi obiettivi primari di promuovere la crescita. Come noi pensiamo su cosa dovrebbe riuscirci non dovremmo cadere nella trappola di una visione stretta come quella sostenuta da quell'agenda. Se vogliamo modificare l'agenda economica dobbiamo assicurare che quest'agenda venga messa all'interno di un ampio contesto nel quale risiedere. 66 Vedere Birdsall, Graham, e Pettinato [2000]. Referenze
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Tabella 1 Popolazione Vivendo sotto $1.08/giorno (parità del potere d'acquisto, 1993) 1987 1990 1993 1996 1998 Africa subsahariana 46.6 47.7 49.7 48.5 46.3 Sud Asiatico 44.9 44.0 42.4 42.3 40.0 America Latina 15.3 16.8 15.3 15.6 15.6 Est Asiatico 26.6 27.6 25.2 14.9 15.3 Medio Oriente & Nord Africa 11.5 9.3 8.4 7.8 7.3 Europa Est & Asia Centrale 0.2 1.6 4.0 5.1 5.1 Totale 28.7 29.3 28.5 24.9 24.3 Fonte : Banca Mondiale Tabella 2 Distribuzione del Reddito nei paesi d'America Latina Rapporto fra il Reddito del 20% più ricco e il 20% più povero 1990 1997 1999 Diagnostico Argentina 13.5 16.4 16.5 Deterioro Bolivia 1\21.4 34.6 48.1 Deterioro Brasile 35.0 2\8.0 35.6 Simile Chile 18.4 3\18.9 4\19.0 Deterioro Colombia 5\35.2 24.1 25.6 Miglioramento Costa Rica 13.1 12.0 15.3 Deterioro Ecuador 12.3 12.2 18.4 Deterioro El Salvador 6\16.9 15.9 18.6 Deterioro Honduras 30.7 23.7 26.5 Miglioramento Messico 7\16.9 17.4 8\18.5 Deterioro Nicaragua Panama 9\24.3 23.8 21.6 Miglioramento Paraguay Peru Trinidad Tobago Uruguay 9.4 9.1 9.5 Deterioro Venezuela 13.4 16.1 18.0 Deterioro 1\ 1989 ; 2\ 1996 ; 3\ 1996 ; 4\ 2000 ; 5\ 1994 ; 6\ 1995 ; 7\ 1989 ; 8\ 2000 ; 9\ 1991 Fonte : Panorama Sociale di Latino America 2001-2002, ECLAC. Tabella 3 Crescita media anuale in Latino America 1960-1970 1970-1980 1980-1990 1990-2001 PIL 5.32 5.86 1.18 3.05 PIL pro capite 2.54 3.36 -0.80 1.39 Fonte : Indicatori dello Sviluppo Mondiale, Banca Mondiale Tabella 4 Percentuale media anuale di convergenza America Latina/Stati Uniti 1960-1970 1970-1980 1980-1990 1990-2001 PIL 1.42 2.58 -1.93 -0.46 PIL pro capite 0.01 1.19 -2.95 -0.90 Fonte : Calcoli basati su dati dagli Indicatori dello Sviluppo Mondiale, Banca Mondiale Tabella 5 Panel A : Visione del Periodo di Riforme come Opportunità dalla caduta delle Politiche Insostenibili Tassa media anuale di cresita GDP GDP pro capite PIL 5.59% 1.96% PIL pro capite 2.15% 0.34% Panel B : Visione della Decade Perda come parte della fallita strategia Importazioni/Sostituzione Tassa media anuale di crescita GDP GDP pro capite PIL 4.10% 1.69% PIL pro capite 3.05% 1.39% Fonte : Calcoli basati su dati dagli Indicatori dello Sviluppo Mondiale, Banca Mondiale Tabella 6 Misura dell'instabilità 1961-1980 1981-2000 (Periodo pre-Riforme) (Periodo Riforme) Variabilità (Deviazione Standard della Rata di Crescita) Stati Uniti 2.26 1.92 America Latina 1.80 2.36 Numero di anni di Crescita Negativa Stati Uniti 3 2 America Latina 0 4 Numero di anni di Crescita sotti il 90% della media tra 1961-2000 Stati Uniti 8 3 America Latina 6 12 Fonte : Calcoli basati su dati dagli Indicatori dello Sviluppo Mondiale, Banca Mondiale Tabella 7 Rata omicidi/100.000 abitanti Late 70s \1 Late 80s \1 Mid 90s \2 Argentina 3.9 4.8 4.7 Bolivia - - - Brasile 11.5 19.7 23.0 Chile 2.6 3.0 3.0 Colombia 20.5 89.5 61.6 Costa Rica 5.7 5.6 5.4 Ecuador 6.4 10.3 15.3 El Salvador - 138.2 55.6 Honduras - - - Messico 18.2 17.8 15.9 Nicaragua - 18.3 8.4 Panama 2.1 10.9 10.9 Paraguay 5.1 4.0 12.3 Peru 2.4 11.5 - Trinidad Tobago 2.1 12.6 12.1 Uruguay 2.6 4.4 4.4 Venezuela 11.7 15.2 16.0 Fonti : \1 Organizzazione Panamericana della Salute, La Violenza nelle Americhe : La Pandemia Sociale del Secolo XX, Serie di Pubblicazioni : Comunicazione per la Salute. Washington D.C. No. 10, 1996 2\ Krug B.G. ET AL (EDS.) Rapporto Mondiale sulla Violenza e la Salute, Geneve, Organizzazione Mondiale della Salute, 2002 Tabella 8 Indicatori sulla Salute : America Latina e Caraibi 1970 1982 1993 1997 1998 Aspettativa di vita (anni) 61 65 68 70 70 Mortalità infantile /1000 nascite 84 41 38 32 31 Mortalità sotto i 5 anni / 1000 123 78 49 41 38 Fonte : database Direzione ed Analisi Informazione Statistica (SIMA) della Banca Mondiale |