|
El ejército de los pequeños esclavos invisibles No. 186 - 16 Marzo 2016 |
L'esercito dei piccoli schiavi invisibili No. 186 - 16 Marzo 2016 |
«Estoy solo». Dos palabras que preluden el abismo. Las primeras pronunciadas por Abdi el sómalo y por el ejército de pequeños migrantes una vez llegan a Italia. Desembarcados en las costas sicilianas, puglieses, calabreses, o llegados a bordo de los TIR en los puertos del Adriático. «Estoy solo». La frase, que suena como una condena, ha sido pronunciada por 12.272 chicos todavía menores, solo en el 2015 y por 13.096 el año precedente. Es la carta de presentación que exhiben tímidamente a los voluntarios, a los policías, a los médicos que deben identificiarlos. El término técnico que los definen es «Menores no acompañados».Y, en pocas semanas, muchos de ellos serán irreperibles por asociaciones, instituciones y fuerzas de policía. Serán invisibles. Entrados en el circuito de primera acogida, huyen después de alguna semana con el objetivo de encontrar sus parientes y amigos en el Norte de Europa o para buscar un trabajo e iniciar a enviar también algún dinero a la familia que quedó en Africa. En nuestro país llegó Abdi, y lo sigue Save the Children. Es impaciente y quisiera dejar el centro que lo hospita. Cuando supo que para encontrar legalmente su familia en Alemania pasará al menos un año, dijó «No tengo tiempo, no puedo esperar». También él, en resumen, corre peligro de aumentar el número de los invisibles. De los más de 25.300 menores llegados sin padres en los últimos dos años, más de nueve mil han desaparecido del radar de la acogida: 6.135 el año pasado y 3.707 en el 2014. Son sobretodo eritreos, egipcianos y sómalos que deaparecen sin noticia, a menudo absorbidos por el hueco negro de la explotación. La Ong los llama “Pequeños esclavos invisibles”. Empleados en negro por patrones sin escrúpulos, utlizados por las mafias para vender droga en las plazas de las ciudades italianas y algunos forzados a prostituirse por el hambre. Un verdadero y propio mercado de brazos y sexo. «En Roma los egipcianos eran usados sobretodo en los mercados generales hasta cuando no son aumentados los controles», explica a “el Espresso” Viviana Valastro del grupo protección menores migrantes de Save the children. «Pero la explotación no termina, trabajan en pizzerías y autolavados en condiciones no admitidas en este País y a menudo para resistir a turnos extenuantes hacen uso de estupefacientes», explica Valastro. Los testimonios obtenidos en los centros de acogida de Milán, Roma y Torino, abren las puertas a giros infernales en el que viven estos chicos. No faltan historias de pequeños pusher migrantes utilizados por los clan de la Capital. Y de adolescentes que de frente a la ausencia de oportunidades para trabajar aceptan vender el propio cuerpo, come han contado algunos egipcianos a los operadores de la ong. Y este suk del horror se hace muy cerca a nosotros. En el corazón de Roma, alrededor de la estación Termini entre la indiferencia colectiva. «Dejé Egipto por Egipto», es la amarga constatación que Ahmad, 16 años, ha hecho a los voluntarios de la organización humanitaria. Así el sueño europeo se ha transformado en una pesadilla para millares de Abdi e Ahmad. Traducción de MONDOLATINO |
«Sono solo». Due parole che preludono all’abisso. Le prime pronunciate da Abdi il somalo e dall’esercito dei piccoli migranti una volta raggiunta l’Italia. Sbarcati sulle coste siciliane, calabresi, pugliesi, oppure giunti a bordo di tir nei porti dell’Adriatico. «Sono solo». La frase, che suona come una condanna, è stata pronunciata da 12.272 ragazzi non ancora maggiorenni nel solo 2015 e da 13.096 nell’anno precedente.È il loro biglietto da visita che porgono, timidamente ai volontari, ai poliziotti, ai medici, che devono identificarli. Il termine tecnico che li definisce è «Minori non accompagnati». E, nel giro di poche settimane, molti di loro diventeranno irreperibili per associazioni, istituzioni e forze di polizia. Diventeranno invisibili. Entrati nel circuito della prima accoglienza, fuggono dopo qualche settimana con l’obiettivo di raggiungere parenti e amici nel Nord Europa o per cercare un lavoro e iniziare a mandare anche pochi spiccioli ai familiari rimasti in Africa. Nel nostro Paese è arrivato Abdi, che è seguito da Save the Children. È impaziente e vorrebbe lasciare il centro che lo ospita. Quando ha saputo che per ricongiungersi legalmente alla sua famiglia in Germania passerà almeno un anno ha detto: «Non ho tempo, non posso aspettare». Anche lui, insomma, rischia di ingrossare il numero degli invisibili. Degli oltre 25.300 minorenni arrivati senza genitori negli ultimi due anni, più di novemila sono scomparsi dai radar dell’accoglienza: 6.135 l’anno scorso e 3.707 nel 2014. Sono soprattutto gli eritrei, gli egiziani e i somali a far perdere le tracce, spesso risucchiati nel buco nero dello sfruttamento. L’Ong Save the children li chiama “Piccoli schiavi invisibili”. Impiegati in nero da imprenditori senza scrupoli, utilizzati dalle organizzazioni mafiose per spacciare nelle piazze delle città italiane e qualcuno costretto dalla fame a prostituirsi. Un vero e proprio mercato di braccia e di sesso. «A Roma gli egiziani venivano arruolati soprattutto nei mercati generali fino a quando non sono aumentati i controlli», spiega a “l’Espresso” Viviana Valastro del team protezione minori migranti di Save the children. «Ma lo sfruttamento non è finito, lavorano in pizzerie e autolavaggi in condizioni non ammissibili in questo Paese e spesso per reggere i turni estenuanti fanno anche uso di stupefacenti», spiega Valastro. Le testimonianze raccolte nei centri di accoglienza di Milano, Roma e Torino, aprono le porte del girone infernale in cui vivono questi bambini. Non mancano storie di piccoli pusher migranti utilizzati dai clan della Capitale. E di adolescenti che di fronte all’assenza di un’opportunità lavorativa accettano di vendere il proprio corpo, come hanno raccontato alcuni egiziani agli operatori dell’ong. Anche questo suk degli orrori si svolge vicinissimo a noi. Nel cuore di Roma, nei pressi della stazione Termini tra l’indifferenza collettiva. «Ho lasciato l’Egitto per l’Egitto», è l’amara constatazione che Ahmad, 16 anni, ha affidato ai volontari dell’organizzazione umanitaria. Così il sogno europeo si è trasformato in un incubo per migliaia di Abdi e di Ahmad. |
COPYRIGHT 2016 © MONDOLATINO |