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DISCORSO DI GERVASIO SANCHEZ


DISCORSO PER IL PREMIO ORTEGA E GASSET

Gervasio Sanchéz - Madrid - 7 Maggio 2008

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Stimati membri della giuria, signore e signori::

La foto premiadaÈ per me un grande onore ricevere il premio "Ortega e Gasset" di Fotografia, convocato da El País, giornale dove pubblicai le mie prime fotografie di America Latina nella decade degli ottanta e i miei migliori lavori svolti in differente conflitti nel mondo durante la decade dei novanta, molto specialmente le fotografie che fece durante l'assedio a Sarajevo.

Voglio ringraziare i responsabili del Heraldo di Aragon del Magazine de La Vanguardia e la Cadena Ser pe rispettare sempre il mio lavoro come giornalista e permettere che i protagonisti delle mie storie, tante volte essere umani smarriti negli scarichi della storia, abbiano uno spazio dove piangere e gridare.

No voglio dimenticare alle organizzazioni umanitarie Intermom Oxfam, Manos Unidas y Medici senza Frontiere, la società DKV SEGUROS e il mio editore Leopoldo Blume, per sostenermi senza strappi negli ultimi dodici anni e permettere che il progetto "Vite Minate", al che appartiene la fotografia premiata, tenga vita propria e un lungo percorso che può durare decadi.

Sigonere e signori, sebbene ho solo un figlio naturale, Diego Sanchéz, posso dire che come Martin Luther King, il grande sognatore afroamericano assassinato 40 anni fa, ho anche altri quattro figli vittime delle mine antipersone: la mozambicana Sofía Elface Fumo, che voi avete conosciuto assieme alla sua figlia Alia nella immagine premiata, che concentra tutto il dolore delle vittime, ma ance la bellezza della vita e, innanzitutto, la instancabile lotta per la sopravvivenza e la dignità delle vittime, il cambogiano Sokheurm Man, il bosniaco Adis Smajic y la piccola colombiana Mónica Paola Ojeda, che rimase cieca dopo essere stata vittima di una esplosione quando aveva otto anni.

Adis Smajic adesso 2008Adis Smajic 1996Sì, sono i miei quattro figli addottati, che ho visti sull'orlo della morte, ho visto piangere, gridare dal dolore, crescere, innamorarsi, avere figli, arrivare all'università.

Vi assicuro che non c'è niente più bello nel mondo che vedere ad una vittima della guerra perseguire la felicità.

È vero che la guerra fonde le nostre menti e ci deruba i sogni, come racconta il film, "Racconti della luna pallida" di Kenji Mizoguchi.

È vero che le armi che circolano nei campi di battaglia di solito sono fabbricate nei paesi sviluppati come il nostro, che fu un grande esportatore di mine nel passato e che oggi dedica molto poco sforzo ad aiutare le vittime dalle mine ed allo sminare.

È vero che tutti i governi spagnoli, dall'inizio della transizione, incominciando dai presidenti Adolfo Suárez, Leopoldo Calvo Sotelo, Felipe González, José María Aznar e José Luis Rodríguez Zapatero, permisero la vendita di armi spagnole ai paesi con conflitti interni o guerre aperte.

Sofia Elface Fumo 1997Sofia Elface Fumo 2002Sofia Elface Fumo 2007È vero che nell'anteriore legislatura si ha duplicata la vendita di armi spagnole allo stesso tempo che il presidente nel suo messaggio parlava contro la guerra e che oggi fabbrichiamo quattro tipi diversi di bombe a grappolo che ha caratteristiche simile a quelle delle mine antipersone.

È che mi sento scandalizzato ogni volta che mi trovo con armi spagnole nei dimenticati campi di battaglie del terzo mondo, e che mi vergogno di miei rappresentanti politici.

Ma come Martin Luther King, non voglio accettare e credere che la banca della giustizia è in fallimento, e come lui, anche io ho un sogno: che, alla fine, un presidente di un governo spagnolo abbia il sufficiente coraggio per mettere fine al silenzioso mercato di armi che converte al nostro paese, ci piaccia o meno, un esportatore di morte.

Tante grazie.